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LA MEMORIA DELL’ANTICO

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I gioielli ma anche gli oggetti d’arredo, le auto, i vestiti e perfino le caffettiere come tutto ciò che acquistiamo hanno sempre avuto un valore simbolico. La loro essenza era la rappresentazione di ruoli sociali ben definiti e riconoscibili. Un po’ per qualsiasi cosa ma per la casa e ancor più per i gioielli le simbologie si sprecavano… Potere e sottomissione, affiliazione, appartenenza, onore, forza, coraggio, saggezza, fecondità, ovviamente ricchezza, religiosità, devozione, trasgressione…
Bei tempi! (…o brutti, fate voi)
In quest’epoca senza dei, in cui il tempo e i ruoli scorrono liquidi, in cui la struttura della famiglia e delle ricorrenze ad essa legate lasciano il tempo che trovano, gli oggetti in cui ci identificavamo non rappresentano quasi più nulla. Sono diventati perfino inadeguati a mostrare l’ovvio: la ricchezza, il ruolo sociale, il potere.
In questi anni, fatti di giochi senza senso, guardiamo con nostalgia ai simboli e ai valori che solo cinquant’anni fa regolavano ancora le nostre relazioni.
Non si stava meglio quando si stava peggio. Certo che però ci piace giocherellare ancora con le insegne che un tempo rappresentavano ruoli e valori carichi di emozioni, indiscutibili immagini di un mondo sparito con la Coca–cola e i pop–corn.
Ci riferiamo tutti alla memoria dell’antico come ad un ultimo baluardo contro la perdita di senso.
Fare design oggi non può prescindere dalla storia, dal prendere a prestito forme simboliche che si trasfigurano in sberleffi ironici o in evocazioni romantiche, in giochi colti o semplici copia–incolla di decorazioni, disegni e immagini di tempi che attraverso le nebbie della memoria ci rassicurano.
Pensando all’opera di Alessandro Mendini che ci ha lasciati da poco e insieme a lui a tutti i maestri del moderno val la pena ricordare come la memoria del passato sia ancora il terreno su cui far crescere il nuovo.

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