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Diciassette regole fondamentali per creare oggetti fantastici

Fa tutto nero o bianco
Ecco questa mi piace. Potrebbe essere la prima regola delle diciassette regole fondamentali per creare oggetti fantastici.

La seconda potrebbe essere – Dagli una superficie lucida
Anche solo un un filo, un punto.

la terza – Fallo morbido
e qui comincio a pensare che non arriverò mai alla 17, pazienza. Certo Lui si era limitato a dieci e aveva avuto un’eternità per pensarci. Calma, non sono tipo da scoraggiarsi facilmente.

La quarta regola per creare oggetti fantastici è – Semplifica tutto

la quinta – Usa un solo materiale
che c’era già nel semplifica tutto.

La sesta è sempre quella – Esagera
che sembrerebbe in contraddizione col – semplifica tutto – in realtà è possibile semplificare tutto in modo esagerato, però è vero, anche complicare. Fare altissimo, lunghissimo e piattissimo e si potrebbe continuare così superlativando.

Settima regola – Usa materiali naturali
una regola che mi piace molto anche se mi piace molto anche la plastica, quella bella.

Ottava – Gli oggetti fantastici devono costare poco
poi l’idea la vendi al prezzo che vuoi.

La nona regola è – Deve emozionare
se funziona benissimo ma non emoziona non mi piace. Preferisco sempre un oggetto che magari non serve a niente ma che emoziona.

Decima – Deve essere bello
ovvio direte, mica tanto.

Undicesima – Facciamolo spiritoso
quasi tutti i grandi designer sapevano scherzare, metterci un po’ d’ironia.

Dodici – Progettiamo per l’eternità
altro che ironia e leggerezza, diamo forma a icone indistruttibili.

Tredici – Deve saper parlare al nostro pubblico
con l’obbligo di scalare le SERP di google, da soli non ce la faremo mai, ma se le il nostro oggetto fantastico sa parlare da solo allora andrà molto meglio.

La Quattordicesima mitica regola è – Mettiamoci una punta di sex appeal
non guasta mai.

Quindicesima – diamogli un nome che spacca!
breve, solo tre lettere, massimo 6, onomatopea, magari palindromo, con una X in mezzo e solo una vocale da ripetere a piacere. Oppure lunghissimo…

Sedici – Facciamolo profumato
un mix di fragranze industriali tipo gomma, acciaio e benzina, oppure solo un soffio di vento fresco al gelsomino, una nota di lucidalabbra, un vago sentore di mare…-
La diciassettesima, l’ultima regola fondamentale
per creare l’oggetto fantastico è farlo in edizione limitatissima, farlo sparire subito e raccontare storie sulle sue apparizioni… racconti allegri, ora tristi, horror, sexi, fantastici… pubblicare foto bellissime in cui però si vede e non si vede e non si capisce un tubo…

Nel caso ne aveste uno per le mani o addirittura fosse ancora solo un bagliore notturno da trasformare in materia chiamatemi che adoro dar forma ad oggetti fantastici.

Pinterest, ispirazione social

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È capitato a tutti di rimanere a corto di ispirazione.
Quante volte ci è capitato di girare e rigirare tra le mani i pezzi delle nostre collezioni in cerca di un’idea per creare una linea nuova o semplicemente per  rinfrescare il campionario. Fermo restando che qualsiasi cosa può darci la scossa e mettere in moto la fantasia, forme di oggetti d’uso quotidiano, sculture, musica, cinema, riviste, romanzi, architetture, forme della natura e gli infiniti cortocircuiti che tra questi si innescano, da anni ormai, oltre alle tradizionali fonti,  è possibile attingere spunti creativi dall’infinito, magmatico serbatoio dei social network. Tra questi Pinterest è il posto migliore per fare scoperte sorprendenti, per vagabondare sulle onde di emozionanti suggestioni o per fare ricerche mirate. Ognuno può usare questo mondo infinito di immagini come preferisce.

–  Fare ricerche per  trovare forme ispiratrici per esempio usando parole chiave come “ oval jewels” o “round chairs” o ancora “giacche lunghe”, “scarpe a punta” o “fioriere rotonde”… ovviamente l’uso di keywords in inglese ampierà di molto i risultati della ricerca.

–  Cercare materiali inusuali, tipi di carta o di pietra o legno…

–  Catalogare le proprie ricerche in bacheche che sintetizzano le idee creative dividendole per settori di applicazione come design, grafica, architetture, arredamenti… o in modo molto più personale ed evocativo.

–  Condividere idee e ricerche con amici, collaboratori e clienti, decidendo di volta in volta chi potrà vedere i vostri pin.

In Pinterest le immagini congelano le idee  e quando le mettiamo in una bacheca facciamo un po’ come con le provviste che finiscono nel freezer. A tempo debito potranno essere scongelate, tornare vive e rendere fecondo un nuovo progetto.
Milioni di persone usano Pinterest con gli scopi più diversi, tantissimi per cercare ispirazione, è fantastico come le ricerche di tutti formino uno sterminato abaco di strumenti creativi.

STRATEGIE OBLIQUE E PENSIERO LATERALE

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Delle “Obliques Strategies”–  strategie oblique di Brian Eno e Peter Schmidt ho già parlato tante volte ma una in più credo non guasti.

Se stiamo pensando ad un progetto, mentre cerchiamo di realizzare un’idea, o stiamo esprimendo la nostra creatività in un campo qualsiasi, capitano momenti in cui ognuno di noi non sa più che pesci prendere.A volte non solo non abbiamo risposte, ma qualche volta non riusciamo nemmeno a formulare le domande, oppure sono domande così banali da meritare solo risposte ovvie.

In questi momenti è fondamentale cambiare completamente lo scenario, uscire dalle logiche e dalle regole preconfezionate che sono sì belle comode ma finiscono per portarci sempre ai soliti risultati.

Facile a dirsi, più complicato a farsi.

In un momento così  possono venirci in soccorso  le “strategie oblique” di Eno e Schmidt per sturare la nostra mente intasata.

Per farsi un’idea di cosa sono date un’occhiata qui e se vi piacciono compratele.
Sentite bene, non si tratta di prenderle alla lettera, ma di lasciarsi ispirare…
Intanto prendo qualche carta a caso… e speriamo bene!

Ecco:

1 – Abbiamo bisogno di buchi?
I buchi si possono mettere dappertutto, si può bucare un oggetto, lasciare uno spazio, chiedersi se sono proprio necessari quelli che abbiamo fatto col trapano o… con l’immaginazione…

2 – Scopri le tue formule e abbandonale.
Basta con il solito formato quadrato! Landscape, landscape, landscape…

3 – Osserva l’ordine in cui fai le cose.
Cominciamo col scegliere un materiale mai usato prima…

4 – Sii stravagante.
Accidenti! Pensavo già di esserlo fin troppo!
Ok! In copertina metterò un pesce verde… qualunque sia il tema.

5 – Onora il tuo errore come un’intenzione nascosta.
Se il post non vi piace sappiate che lo stavo cancellando… ma poi ho letto questa!

6 – Pensa alla radio.
La radio? La scatola con la musica, le interferenze, i canali, la libertà di cambiare, di spegnere…

7 – Il principio della contraddizione.
L’elogio della semplicità scritto con caratteri Scratchy

8 – Usa persone “non qualificate”.
Le foto del mio prossimo profilo le faccio scattare a mio figlio di 6 anni.

9 – Cosa farebbe il tuo amico più caro?
Urca! Pignolo com’è per prima cosa cercherebbe un righello o un dizionario.

10 – Sei un ingegnere.
No! Impossibile… passo alla carta successiva!

11 – Accentua i difetti.
Questo post è troppo lungo… vabbè…   toccherà sorbirvelo ancora.
Le gambe di quel letto mi sembrano troppo corte? Le tolgo del tutto.

12 – Lavora ad una velocità diversa.
Provo a dilatare i tempi… oppure vado a scrivere sul Frecciarossa.

13 – Domanda al tuo corpo.
Ergonomia, ergonomia… ma anche sensualità, forza, morbidezza.
Se disegnate un tavolo mi raccomando, l’altezza è sempre 72 cm eh!

14 – Rendi ciò che è perfetto più umano.
La perfezione è il peggior difetto che esista perciò il tavolo di prima lasciamolo a 72 cm che va benissimo ma rendiamo ancora più irregolare la sua superficie e che nessuno dei suoi quattro lati sia uguale all’altro.
Ah! Se trovate errori in giro… era per rendere questo testo più umano!

15 – Non cambiare nulla e continua con compattezza immacolata.
Qualsiasi sia il lavoro andiamo avanti a testa bassa!
Oppure rendiamo tutto compatto e bianco.
Oppure ancora, guardiamo al nostro lavoro con sguardo ingenuo.

16 – Ascolta la voce quieta.
Tiriamo fuori il nostro lato contemplativo, smussiamo i toni…

17 – Usa una vecchia idea.
Qualcosa di simile l’abbiamo già fatto di sicuro.
Come me ora che scrivo ancora di strategie oblique!

18 – Cosa aumentare? Cosa ridurre?
Aumentiamo le quantità e riduciamo i costi… troppo ovvio!
Riduciamo le superfici e aumentiamo gli spessori.
Aumentiamo la dimensione del font e riduciamo il testo.
Riduciamo la curvatura e aumentiamo la trasparenza.

19 – Ci sono sezioni? Considera transizioni.
Il nostro lavoro è diviso in più parti? Layer, capitoli, paragrafi, partiture, materiali, componenti…
Proviamo tutte le relazioni possibili: interruzioni brusche, sfumature, dissolvenze, flashback, incastri, contaminazioni…

20 – Solo un elemento per ogni tipo.
Ogni riga un carattere diverso?
Ogni finestra una forma diversa.
Le gambe del solito tavolo alto 72, una barocca, una liberty, una country e l’altra blu.
Depliant fatto di pagine con carte diverse, formati diversi, grafiche diverse, e…

Non so se sono stato fortunato estraendo queste carte. Nelle altre 88 Strategie Oblique (nell’edizione del 2013 sono 106 + 2 di istruzioni) forse era nascosta qualche ispirazione più utile… chissà!

Ispirazione. Cos’è? Cosa c’entra con il design?

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Ispirazione roba strana. Da poeti ottocenteschi con la tisi.
Ma da dove viene la mia ispirazione?
Le cose che disegno, siano gioielli, sedie, bricchi d’argento o flaconi spray, vengono dalle mie mani e dalla pancia, qualche volta vengono dalla pioggia, dal fuoco e dal vento.
Se immagino una nuova seggiola, un tavolo, una lampada o una borsa insolita, l’odore dei materiali, la consistenza delle loro superfici, sia cuoio, ferro o legno, si mescolano con l’umore della giornata, il suono e le parole di una canzone, il riflesso di uno specchio, l’immagine di una donna… e poi negli oggetti che ho intorno, qualcuno perfetto, come un puntapanni di legno, una forbice, un rotolo di nastro adesivo…
Ma lo sapete quanti tipi di forbici esistono? Decine e decine di forme per compiere lo stesso gesto su materiali e in modi diversi.
Accorgersi che sarebbe possibile trasformare una forbice per farle tagliare in un modo diverso  un qualche nuovo materiale… è ispirazione.
Il mio è un lavoro che non ha pause, non finisce la sera alle otto, quell’immagine perfetta può presentarsi in qualunque momento.
Qualcuno la chiama ispirazione e ne ha un’idea strana. Quella di un personaggio perso con la testa tra le nuvole che aspetta la rivelazione… Cazzate!!!
Sì, qualche volta sembra avvenga così ma vi giuro che se non state almeno otto ore al giorno a disegnare, cercare, costruire, modellare, provare, scartabellare, discutere… inutile sperare, non vi apparirà nulla.
Bisogna accumulare, accumulare e accumulare informazioni, immagini, sensazioni e informazioni tecniche, sperimentare forme e gesti, scoprire e capire le forme delle cose che assomigliano all’idea dell’oggetto che vorremmo creare. Andare a guardare cosa hanno fatto quelli bravi, quei designer, quegli architetti che amiamo da sempre, gente che è stata capace di dare forma a dei mondi. Padri che ci sono capitati  addosso e altri che ci siamo scelti.
Per quel che mi riguarda, Carlo Scarpa, come ogni architetto veneto che si rispetti. Un mago della materia, delle forme, della poesia della natura, un artigiano colto. Rituale, ogni anno, la visita alla tomba Brion e alla sua. Poi Aldo Rossi, mio professore negli ultimi esami di composizione architettonica che mi hanno accompagnato alla laurea. Un padre scelto per il suo insegnamento rigoroso e la capacità di indicare le strade della trasgressione. Ho amato alla follia i suoi disegni, i suoi plastici, la sacralità del suo studio a Milano vicino alla torre Velasca. La caffettiera Conica resta il mio fermacarte preferito.
Ecco! Un grande a cui ho avuto la fortuna di stare vicino. Un Pritzker Prize (l’oscar dell’architettura) morto troppo presto, quando avrebbe potuto darci ancora così tanto.
Design ricerca e ispirazione per me sono fatti anche di questo, di gente che ha lasciato un segno, perché incontrata davvero o incontrata sui libri o nelle cose che hanno fatto.
Poi si cancella tutto e resta quel che resta, roba solo mia.
Un segno, un ricordo, la forza di uno scarabocchio, la lucentezza di una superficie, la trasgressione di un taglio, la banalità di una simmetria.
Piccoli segni e progetti che si accumulano e diventano la caratteristica di uno stile, il segno di una personalità.
Metto a disposizione tutto questo mondo a chi voglia fare ricerca e sviluppare idee. Decenni a cercare di capire cos’è bello e cos’è brutto, cosa funziona e cosa no, le cose che mi piacciono e quelle che non sopporto  e soprattutto perché. Un modo di mettermi ad ascoltare le necessità, i sogni, le ambizioni, i progetti, farli miei e sapere dove andare a far nascere l’ispirazione.
Alla fine, mescolando tutto, l’esperienza e la sensibilità di artigiani e imprenditori con le mia storia creativa, mettendo insieme la mia e la loro ispirazione, dopo un bel match di solito vengono fuori idee interessanti.
Cose che funzionano davvero.

Nell’immagine  –  anello Crumple – Paolo Marangon design for NANIS
(la sinuosità e la sensualità delle curve – l’archetipo femminile)

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