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IL SENSO DELL’ORDINE

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I creativi sono tutti disordinati! Brutti, sporchi e cattivi!

Questa é un po’ l’idea che circola. Tutte frottole! La creatività è ordine.
Infatti il più delle volte i creativi sono dei veri e propri maniaci dell’ordine.
L’unico disordine che funziona nel design e nella comunicazione è un disordine studiato, frutto di un progetto, in realtà quindi un disordine ordinatissimo.
Senza ordine non c’é creativitá. Non esiste la possibilitá di trasgredire e di trovare nuove forme di equilibrio.
Ogni processo creativo inizia con la necessitá di trasformare e inventarsi nuovi significati.
La nostra mente cerca istintivamente di provare a ordinare il caos.
In una texture perfettamente omogenea l’elemento diverso, rovinato, storto, é l’elemento creativo che assume significato proprio grazie agli altri elementi, tutti uguali, perfetti, dritti.
L’ordine carica di significati creativi le composizioni.
Le regole dell’ordine sono precise: ripetizione, allineamento, simmetria, ritmo, somiglianza, per ricordarne qualcuna.
Girando per gli stand delle fiere questa settimana era incredibile notare quanto fosse appariscente l’ordine! 
L’ordine come stato innaturale, che stupisce.  L’arte, la creativitá sono processi ordinatori.
L’azione creativa sta tutta nell’individuare un ordine, anche molto complesso, e trasformarlo con un’azione apparentemente disordinatrice in un altro ordine.
Esporre, allestire una vetrina, comporre la grafica di una pagina pubblicitaria o la copertina di un depliant, disegnare la linea di una sedia o di un orecchino, significa andare alla ricerca di un ordine mai visto prima, o almeno non proprio banale.
Cerchiamo insieme il nostro ordine!

NATALE ARRIVA PRIMA

NATALE ARRIVA PRIMA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quest’anno pare che Natale lo si voglia anticipare di quindici giorni.
Sembra che la notizia bomba verrà annunciata tra poco.
Ecco allora in fretta e furia come ogni anno qualche ideuzza per regali, gadget e pensierini aziendali.
Magari solo un appunto da tener buono per un’altra occasione…Il gadget per una fiera, un evento…

1 – Tempo. È  tempo di regalare tempo!
Un regalone bello grosso da fare solo a persone speciali. Andate lì e dite – Eccomi qua, che facciamo? –
Un regalo difficile che presuppone che l’altro sia disposto a ricambiare nello stesso istante.
Meglio inviare coupon in tagli da un’ora, un giorno…
Attenzione a non esagerare.

2 – Charity.
Mille cause degne di sostegno…
Anche questo un regalo difficile che ha più a che fare con la testa e il cuore che con il portafogli.
Un promemoria per mantenerci vivi.

3 – Prove d’autore.
Modelli di carta, lampade monouso, giochi, piccole sculture…
Un bel sistema per testare un nuovo prodotto.

4 – Wine and Food.
Sapori inebrianti in forme sorprendenti.
Prelibatezze infilate in confezioni dalle grafiche concettuali.
Monodosi emozionali, boule morbide e trasparenti… geometriche porzioni di pozioni inebrianti.

5 – Oggetti da collezione.
Creazioni artigianali o scemenze creative da ripetere ogni anno con variazioni minime.
Piccoli o grandi oggetti che segnano il passare degli anni, pietre miliari che resteranno lì a imperitura memoria della vostra generosità o meglio… della vostra creatività!

6 – Libri.
Un libro non deve mancare mai.
Commissionato apposta… o scelto in modo un po’ provocatorio.

7 – Arte!
La stampa artigianale disegnata da voi o meglio ancora dal vostro treenne…
Voglio vedere chi avrà il coraggio di criticare.

8 -Scatole!
Di legno, di carta, di plastica, di latta… Modernissima o vintage, quelle dei biscotti di una volta o una cosa lucida dal coperchio affilato come un rasoio. Scatole che lascino fantasticare di regali costosissimi.
Scatole rigorosamente vuote!

9 – Antistress.

Scacciapensieri che ce n’è tanto bisogno, palline antistress morbide e dorate…

10 – Dal web.
Un ebook, uno screensaver, una gif divertente, un’app… creatività, musica, giochi e magari un audiolibro per rendere proficuo il tempo passato in coda in autostrada o per sentire meno la fatica di una corsa.

Idee, solo quattro idee per provare ad essere creativi anche a Natale.
Mi raccomando di aggiungere sempre due righe evitando le frasi fatte.  Si deve sentire che sono parole nostre anche se a scrivere è l’azienda.

Attenzione che quest’anno Natale arriva molto prima!

SPLENDIDE IMPERFEZIONI

splendide-IMPERFEZIONI__1000Quello dell’imperfezione è un tema che mi affascina, un tema che in tanti modi diversi sta al centro di tutti i processi creativi. Ovviamente parliamo sempre di imperfezioni che hanno quel quid  che migliora le cose e le persone.

LE PERSONE
Un viso fortemente asimmetrico segnato da occhi lunghi come ogive, la pelle troppo bianca, i capelli troppo biondi, un’inflessione della voce strana… l’eleganza in difficile equilibrio…
Com’è difficile guardarci allo specchio e voler bene alle nostre imperfezioni!

LA SCRITTURA
Anche nella scrittura le imperfezioni creano senso, emozionano, aumentano l’attenzione del lettore. Mi piacciono gli elenchi ossessivi, le interruzioni improvvise, le parole apparentemente fuori luogo…
Le parole sono degli oggetti strani, a volte ne ripeto una fino a quando perde il suo significato e non restano che suoni e segni astratti sulla carta.

I MATERIALI
I segni del tempo trasformano i materiali e ne tirano fuori l’anima. Fessure, striature, ammaccature, tagli, porosità, deformazioni, cambiamenti di colore… diventano marchi di qualità, attestano la naturalezza e la resistenza di materiali che vengono scelti e apprezzati proprio per come si trasformano nel tempo e per l’unicità delle loro imperfezioni.

IL PROGETTO
In ogni progetto è possibile introdurre elementi di imperfezione. Esagerazioni, eclatanti scostamenti dallo standard. Penso che esista davvero un progetto solo quando sia leggibile la volontà di andare oltre l’ovvio, il banale, le prescrizioni, i regolamenti senza senso. Avere chiari i confini della funzione, dell’economia e della produzione e farli scomparire con un segno.

LA NATURA
La natura è perfetta ed è possibile parlare di imperfezione solo accostandola alle opere dell’uomo. Le imperfezioni che troviamo sulla buccia di un frutto non appartengono al frutto ma al nostro modo di guardarlo e così per tutto il resto. L’imperfezione è un gioco che appartiene solo a noi, alla nostra cultura.

La moda, l’arte, ma anche tutti i manufatti che progettiamo sono ricchi di splendide imperfezioni. È attraverso queste che riusciamo a comunicarli meglio.

QUALCOSA DI NUOVO

QUALCOSA-DI-NUOVOInventiamo qualcosa di nuovo?
Non é facile inventare sempre qualcosa di nuovo.

Eppure se stiamo progettando un edificio, un oggetto, un mobile, un elaborato grafico, scrivendo un testo, immaginando la composizione di uno scatto fotografico o lo storyboard di un video, qualsiasi azione creativa ci apprestiamo a compiere, dalla stesura di un romanzo a cucinare un piatto, sempre proveremo la vanitosa necessitá di esseri i primi ad averlo fatto in un certo modo.
É un tarlo difficile da sopprimere.

In genere piú si è esperti in un certo settore e meno si é presi dalla fregola di inventare l’acqua calda! Per questo spesso ci si affida a progettisti provenienti da settori diversi per provare ad innovare. Perché chi fa il pane tutti i giorni per mestiere difficilmente avrá il coraggio di rinunciare ad un ingrediente fondamentale o ne aggiungerá uno mai sentito nominare e mai visto prima.

Per  soddisfare la necessitá di innovazione  uno dei metodi migliori consiste nel mescolare cose che apparentemente non hanno nulla in comune o che comunque sembra non possano dialogare in nessun modo.

É fantastico vedere cosa succede mettendo insieme idee distanti mille miglia, forme contrastanti, colori dissonanti, materiali ricchi e poveri, resistenti insieme ad altri deperibili. 
Assemblare, mettere insieme idee, forme, materiali, modi di operare e magari, anzi soprattutto, persone apparentemente senza nulla in comune perché apparteneti a mondi molto diversi dá risultati inaspettatamente innovativi proprio per l’eccezionalitá dell’incontro.
Certo che propiziare incontri magici non è sempre facile.

Chi mi propone un bel progetto da sviluppare insieme per realizzare qualcosa di davvero innovativo?!!!
Io vi offro metodologie d’approccio creative, capacitá di analisi, visione globale e mi aspetto da voi voglia di confrontarsi e di provare a cambiare.

IDEE CREATIVE

 

idee-creativeSiamo tutti creativi e la quotidianità è piena di momenti in cui tirar fuori la nostra creatività.
Siamo più creativi se conosciamo tanti modi per compiere un’azione o realizzare qualcosa. Più possibilità di scegliere avremo e più potremo essere creativi e scegliere ciò che ci è più utile, ciò che riusciremo a vendere meglio, o quello che riuscirà ad emozionare e a sorprendere.

Ecco qualche idea sulla creatività.
Una sorta di promemoria che rivolgo prima di tutto a me stesso.

La creatività è povera!
La creatività spesso si amplifica se i budget sono contenuti. Quando le possibilità di scegliere si restringono il genio si aguzza.

Semplifica!
Essere creativi vuol dire quasi sempre togliere non aggiungere.

Non aspettare l’ispirazione, non esiste!
Le idee nuove non arrivano come un colpo di vento ma si formano solo lavorando.

W il lavoro manuale!
Stare a guardare il soffitto non funziona. Il lavoro manuale aiuta il formarsi delle idee.  Scrivere, disegnare, scarabocchiare, modellare, scolpire, comporre, suonare, cucire, tagliare, saldare, impilare, assemblare, spezzare, piegare, infilare…
I progetti iniziano così.

Finiamola!!!
Un’idea, un progetto, diventano reali quando si realizzano. Diamoci un tempo e rispettiamo le scadenze. La ricerca della perfezione infinita è la cosa peggiore che possa capitare a chi voglia realizzare qualcosa.

Giochiamo!
È il modo più divertente e proficuo di essere creativi.

Annotiamoci tutto!
Un sacco di volte ho pensato – Questa idea è bellissima! Non me la dimenticherò mai! – La mattina dopo mi sono ritrovato spesso ad annaspare sulla superficie liscia dei ricordi senza un appiglio. Quando ci capita quel clic… conviene usare una bic!

Proviamo! Verifichiamo!
Se una certa cosa non è mai stata fatta credo ci siano stati dei buoni motivi, però meglio verificare.

Ruba come un artista!
Austin Kleon nel suo bestseller – Ruba come un artista!  – dice una cosa che ho sempre pensato – Non si crea senza copiare da qualcun altro. Prima di me l’avranno già fatto in cento e io sono così fortunato da poter usare il loro lavoro per fare qualcosa di diverso e forse migliore – Ho copiato bene quando l’autore dell’idea originale potrà dirsi orgoglioso del mio lavoro.

IL NOME DELLA COSA

IL-NOME-DELLA-COSA_1000Come caspita si fa a trovare il nome giusto per un oggetto?
Un nome che sia facile da ricordare, facile da pronunciare, che ricordi immediatamente il suo contenuto, che sia simpatico, originale… Come si fa a trovare il nome che aiuti a vendere il prodotto che lo porta?

Dieci consigli utili:

1 – Facciamo una bella googlata per capire che razza di nomi hanno dato i nostri concorrenti a prodotti simili.
Perché se non è obbligatorio essere originali per forza, usare un nome già in uso oltre a crearci possibili guai non ci aiuterà di certo a vendere il nostro oggetto. La nostra ricerca ci aiuterà anche a scartare i nomi che già compongono un dominio nel web.

2 – Cercare, cercare, cercare… soprattutto intorno a noi, alla nostra azienda, alle persone con cui lavoriamo, ai luoghi che frequentiamo… ai materiali e alle tecniche produttive che usiamo… perché cercando nel nostro  mondo sarà molto più facile scegliere un nome che ci appartenga e che ci identifichi.

3 – Partire dalla forma dell’oggetto in questione o dal materiale con cui è fatto può aiutare ma più spesso ci porta a ripetere giochini già fatti.

4 – Inventare il nome di una cosa spesso significa costruire davvero una parola nuova. Potremo partire da una parola che ci ispira il nostro oggetto e giocarci sostituendo delle lettere, magari cambiando solo una vocale, passando per esempio da “carta” a “certa” o facendo altre sostituzioni, aggiunte…

5 – Attingere al vocabolario di una lingua straniera può aiutare. Facciamo attenzione al reale significato di quella parola e stiamo ugualmente attenti al significato che un termine italiano può avere nelle lingue dei paesi che compongono il nostro mercato. Al suono più o meno gradevole, ai possibili doppi sensi.

6 – Lo scopino per il bagno “merdolino” di Alessi ci ricorda che sorprendere e far sorridere è sempre una buona idea.

7 – Le sigle e i numeri sono decisamente impersonali e non solleticano particolarmente la fantasia e la memoria ma messi in contesti inusuali, come la moda per esempio, possono creare effetti interessanti. Il N. 5 di Chanel è un profumo che si ricorda a prescindere dal fatto che sostituisse il pigiama di M. M.

8 – Se non ci viene in mente niente… la letteratura, il cinema, l’arte sono pieni di immagini a cui far riferimento, di tecniche creative da imitare.

9 – Scriviamo un elenco dei nomi che ci vengono in mente e ad essi proviamo ad associare un carattere, immaginiamolo come un logo. Ripetiamo i nomi che ci sembrano funzionare meglio e ascoltiamo il loro suono. Chiediamo cosa ne pensano alle persone che ci circondano e di cui ci fidiamo. Alla fine toccherà a noi decidere ma sentire altri pareri ci aiuterà.

10 –  Inventare un metodo per cui i prodotti della nostra azienda nasceranno tutti dallo stesso processo può rafforzare l’identità aziendale. È necessario però che il meccanismo abbia in sé una certa quantità di imprevedibilità creativa. Chiamare tutti i nostri prodotti con nomi di fiori, o di animali, o di fiumi è un esercizio a cui ci siamo applicati tutti troppo spesso.

Leggi anche – IL NOME GIUSTO

Pinterest, ispirazione social

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È capitato a tutti di rimanere a corto di ispirazione.
Quante volte ci è capitato di girare e rigirare tra le mani i pezzi delle nostre collezioni in cerca di un’idea per creare una linea nuova o semplicemente per  rinfrescare il campionario. Fermo restando che qualsiasi cosa può darci la scossa e mettere in moto la fantasia, forme di oggetti d’uso quotidiano, sculture, musica, cinema, riviste, romanzi, architetture, forme della natura e gli infiniti cortocircuiti che tra questi si innescano, da anni ormai, oltre alle tradizionali fonti,  è possibile attingere spunti creativi dall’infinito, magmatico serbatoio dei social network. Tra questi Pinterest è il posto migliore per fare scoperte sorprendenti, per vagabondare sulle onde di emozionanti suggestioni o per fare ricerche mirate. Ognuno può usare questo mondo infinito di immagini come preferisce.

–  Fare ricerche per  trovare forme ispiratrici per esempio usando parole chiave come “ oval jewels” o “round chairs” o ancora “giacche lunghe”, “scarpe a punta” o “fioriere rotonde”… ovviamente l’uso di keywords in inglese ampierà di molto i risultati della ricerca.

–  Cercare materiali inusuali, tipi di carta o di pietra o legno…

–  Catalogare le proprie ricerche in bacheche che sintetizzano le idee creative dividendole per settori di applicazione come design, grafica, architetture, arredamenti… o in modo molto più personale ed evocativo.

–  Condividere idee e ricerche con amici, collaboratori e clienti, decidendo di volta in volta chi potrà vedere i vostri pin.

In Pinterest le immagini congelano le idee  e quando le mettiamo in una bacheca facciamo un po’ come con le provviste che finiscono nel freezer. A tempo debito potranno essere scongelate, tornare vive e rendere fecondo un nuovo progetto.
Milioni di persone usano Pinterest con gli scopi più diversi, tantissimi per cercare ispirazione, è fantastico come le ricerche di tutti formino uno sterminato abaco di strumenti creativi.

MADE IN ITALY

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Il “Made in Italy” sembra un concetto vecchio ma forse ci può ancora aiutare.
La sera di due giorni fa  ero tra quelli che gremivano il Palalido di Valdagno per sentire la star italiana della divulgazione culturale.
Alberto Angela è entrato con mezz’ora di ritardo dovuto alla grande quantità di pubblico che ancora si stava sistemando.

Taglio corto, non mi interessa parlare qui dell’ultimo libro di Angela sull’analisi della Gioconda leonardesca, ma dell’ottimismo e della speranza di cui era intriso il suo saluto d’apertura.
Non cretinate boriose, ma una riflessione, fatta e rifatta, che merita ancora spazio.

Alberto Angela nel salutarci ringraziandoci di essere così numerosi ha messo l’accento sul fatto che solo in Italia esiste un pubblico così interessato alla cultura da permettergli di presentare in TV una trasmissione di divulgazione culturale il sabato sera.
Ok, Angela è diventato un fenomeno mediatico, ok… addirittura c’è chi lo definisce un sex–simbol, ok…  ma tutto ciò resta difficilmente spiegabile senza una propensione diffusa all’esplorazione, alla ricerca della bellezza, senza che un’intera popolazione non inizi a prendere coscienza dell’enorme patrimonio artistico e culturale su cui è seduta.
Un patrimonio culturale, del saper fare, che dalla bottega del Verrocchio, dove più di 500 anni fa prestava il suo apprendistato Leonardo, arriva fino a noi in una miriade di attività creative.

Per Alberto Angela l’Italia non è un posto qualsiasi. L’arte, le capacità creative di migliaia di artigiani, il famoso “Made in Italy”, concetto consumato e quasi dimenticato, si respirano in ogni pietra scolpita, in ogni cibo, in ogni abito di cui abbiamo memoria.
È da questo substrato culturale, da questa ricchezza impareggiabile che trae origine lo spirito di questo luogo, l’Italia, e  trae origine il “genius loci” che si moltiplica all’infinito nelle specificità di ogni città, di ogni borgo.
Avere la consapevolezza della nostra identità, della specificità dei territori con le loro storie e i loro prodotti è il punto di partenza per creare le infinite sinergie che rilancino il “Made in Italy” dando nuovo spessore a all’idea di un’Italia in cui siamo in grado di fare tutto e di farlo bene.

LA CONFEZIONE DEI REGALI DI NATALE

la-confezioneQualsiasi regalo abbiate in mente di fare sappiate che la confezione è importante almeno quanto il regalo.
Questo se il regalo non dovete farlo ad un amico o a un cliente giapponese.  In  quel caso la confezione diventa  infinitamente più importante del regalo.
Almeno una volta dovremo regalare bellissime scatole vuote come fossimo in Giappone.
E se invece si è scelto il solito maglione, un libro, una cravatta, un gioiello, il telefonino o un videogioco… Che fare?!
Non importa il regalo, l’importante è la confezione!
Il nostro regalo dovrà far venir voglia di fotografarlo prima di aprirlo e quasi, quasi lasciar spazio alla tentazione di non aprirlo proprio per evitare di profanare la nostra composizione.
Non pensate neanche per un attimo a rametti di pino, carte rosse e dorate, stelline, fiori, nastri…  o ad altri ammennicoli del repertorio natalizio.
Useremo fogli di pluriball  trasparenti o neri, oro se proprio non sapremo resistere ai colori natalizi.
Sacchi di iuta al profumo di caffè.
Fogli di giornale, puri e semplici quotidiani. Certo fanno più figo i titoli prestigiosi di The Times, Der Spiegel, Washington Post, Le Figaro e i caratteri esotici di quotidiani arabi, russi o cinesi.
Sciarpe, plaid e berretti potrebbero adattarsi a contenere il nostro cadeau, regalo nel regalo.
Farà la differenza un dettaglio, una macchia di colore, un profumo, un grosso bottone colorato, l’iniziale del destinatario grande e lucida.
E i pacchi aziendali?
Le fatidiche confezioni regalo destinate a dipendenti e clienti disegnano una gerarchia di lustrini inversamente proporzionale al valore del loro contenuto, sempre, assolutamente anonimo.
La personalizzazione minima?
Il biglietto, una frase, la firma del titolare.

BIANCO E NERO

 

 

bianco-e-nero_600Il bianco è luce, Il nero è buio.
Il mondo in bianco e nero prima o dopo attrae tutti.
Una semplificazione che i creativi abbracciano spesso con entusiasmo senza rendersi conto di quanto sia complicato eliminare tutti i colori.

Nella comunicazione visiva è sicuramente una delle strade più battute, un sentiero tutt’altro che lineare che si prende senza aver chiare le difficoltà del cammino e i continui agguati che tutti i colori indispettiti ci tenderanno.

Cosa succede quando eliminiamo i colori?
–  Semplifichiamo, ed è sempre giusto semplificare.
–  Focalizziamo l’attenzione del pubblico sulle forme e sulla composizione… e allora dipende da quanto siamo bravi a dar forma e a comporre.
–  Mostriamo un mondo in bianco e nero, usciamo dalla realtà e scateniamo emozioni.
È importante suscitare emozioni.

–  Evochiamo un passato rassicurante quando le immagini erano sempre e solo in bianco e nero.
–  Ci rivolgiamo ad un pubblico forse più evoluto, più raffinato, difficile da definire e  allontaniamo invece chi ama i colori in modo viscerale e trova triste il bianco e nero.

È una scelta forte a cui è difficile restare fedeli.

Vale sempre la vecchia regola…
Andiamo fino in fondo…  Esageriamo!

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