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Wow! Che Fiera

È appena finito Vinitaly, siamo in pieno Salone del Mobile e se non bastasse apre Biennale Arte a Venezia con la sua lunga stagione. Eventi internazionali che nel giro di pochi giorni frullano vite.
Prendo al volo tutto ‘sto ambaradan come occasione per pensare all’ esporre, al mostrare, alla vetrina, allo stand e in genere alla comunicazione negli eventi aziendali.
Facciamo che hai già saltato tutta la lista d’attesa e devi allestire il tuo spazio in Fiera per far risplendere l’immagine, i valori e i prodotti della tua attività.

Qualche pensiero utile.

Il tuo spazio in Fiera o durante un Evento non è diverso da un qualsiasi negozio e deve rispondere a criteri di funzionalità, riconoscibilità e attrazione, tutti ugualmente importanti per affermare il tuo brand e più banalmente per vendere i tuoi prodotti e/o i tuoi servizi.

Funzionalità ovvero mostrare, accogliere, presentare, vendere e riporre.
La dimensione fa la differenza ma a costo di lasciare 1/4 di mq al riporre, ci dovrebbe essere tutto.
Uno spazio piccolo può essere una grande opportunità. Quello che è davvero insopportabile, in tanti eventi, è dover sottostare all’obbligo di altezze ridicole.

Riconoscibilità vuol dire visibilità del LOGO, dei tuoi colori, del tuo stile.
Puoi mostrare tutto o niente. Scegli il nuovo, ciò che ti rappresentata e incuriosisce.
Gli oggetti “iconici” fanno la differenza.

Accogliere con disponibilità ed empatia
L’ingresso deve attrarre.

L’effetto “wow!” fa la differenza.
Magari è solo un soffio leggero che fa galleggiare 50 mq di tulle rosso in uno spazio di luce bianca. Una vecchia canzone, famosa e dimenticata.
Un materiale, un colore che copre tutto.
Un video, un’animazione, un movimento di luce.
Un’invenzione che sottolinea il tuo stile, il tuo carattere.
Un segno da portar via per farsi ricordare.

Potremmo star qui a riempire centinaia di pagine ma la differenza la fai tu quando ti metti in gioco.

Un salone divino

Mille idee da degustare in poltrona

Come ogni anno, puntuali come le allergie d’inizio Aprile, VINITALY e SALONE DEL MOBILE sono lì a due settimane l’uno dall’altro. Perché non li uniamo in un mega evento da Milano a Verona? Una cosa da immergersi in degustazioni infinite e comodissime. Tracannare gocce di nettari afrodisiaci approfittando di divani, sedie, poltrone, chaise–long, cucine vintage o tecno… in un baillamme di luci e di colori ritrovandoci ubriachi fradici, non di vino che quello si assaggia e bon… ma di nuove forme, profumi, invenzioni… Fantastiliardi di immagini per un milione e mezzo di idee. Video intriganti, materiali mai visti, bottiglie invitanti nella cornice perfetta di stand… che magari avremmo voluto un po’ più funzionali e d’effetto, più luminosi o più bui, di certo più slanciati e con un certo effetto wow che non guasta…

Stand super aperti

Li odio, ma chissenefrega! Stand belli spampanati aperti al pubblico più inconcludente. Flotte di studenti in gita e sciure col metro in mano a caccia del tavolino giusto.

Abbattere le pareti e aprirsi a volte vuol dire mostrarsi mezzi nudi al pubblico. In fiera si va col vestito migliore.

Altezza mezza bellezza

Difficile da ottenere ‘sta benedetta verticalità visto che in genere le altezze massime consentite dai principali Enti fieristici non superano i tre metri e mezzo o giù di lì. Inventiamoci qualcosa visto che vale sempre il detto di mia nonna – Altezza, mezza bellezza!

Trasparenze sexi

Materiali semi trasparenti con cui giocare al vedo non vedo, da cui mostrarsi e nascondersi. Su cui far svettare le insegne del proprio marchio e attrarre tra le spire irresistibili del gioco della seduzione e della curiosità. Suadenti magie da usare solo in versione total look.

Suoni e profumi

Il silenzio è una magia e attrae come un fluido ma il flauto magico funziona sempre. Essenze profumate, ritmi sordi, poesie mai consumate dalla musica ci predispongono ad apprezzare il colore, il profumo e l’aroma del buon vino e le forme del design.

Domani è adesso

Lo slogan non sarà apprezzato da chi giustamente incita a godere del presente ma è proprio adesso, mentre siamo in fiera, mentre viviamo il nostro stand, che possiamo capirne pregi e difetti, fare tutte le valutazioni del caso e pensare a come modificarlo se necessario.

Qualsiasi cosa si faccia, lo stand comunica chi siamo. 

A volte basta spostare un tavolo, mettere più in vista il LOGO, applicare una grande stampa, cambiare una lampada, scegliere un’altra tonalità di colore… poi arriva il momento di rifare tutto.

Ci vediamo in Fiera!

Voglio uno spazio strano!

Mettere insieme la pagina di un giornale, di una rivista, di un depliant, disporre le pagine di un catalogo o gli oggetti sui piani di una vetrina, disegnare il percorso di uno showroom o la facciata di un edificio, di uno stand, sono tutti momenti compositivi. Saper comporre, è fondamentale per ottenere i risultati voluti sia nelle arti visive che in quelle musicali. Visto che a orecchio sto a zero, la natura si è sdebitata regalandomi un po’ d’occhio, il resto lo devo a tanti buoni maestri.
Comporre in uno spazio completamente vuoto, senza dimensioni precise… è un casino! Poter fare tutto quello che si vuole non è quasi mai un’opportunità. Davanti alla pagina bianca, almeno abbiamo il formato. Nel progettare uno stand le misure dell’area, le adiacenze e il regolamento dell’ente Fiera fanno già mezzo lavoro. Così tutti gli impicci che gravitano intorno ad ogni progetto. Inutile dire che più lo spazio è inconsueto, irregolare, balordo e meglio è… almeno per me. Ma credo sia così un po’ per tutti.
Pareti oblique, pagine bislunghe, soffitti bassi o altissimi, corridoi stretti e lunghi, vuoti improvvisi, vetrine piccolissime, pilastri messi a caso, stanze sbilenche… sono tutte occasioni per inventare composizioni interessanti, attraenti.
Giochi facili che capitano raramente.
Allora tocca inventarsi spazi magici dove far ballare le cose, con il loro peso, segnare un ritmo, togliere o aggiungere colori, mescolare materiali, segni, luci, ombre… trovare un qualche ordine.
Voglio uno spazio Strano!

La luce per esporre

Mostrare significa illuminare, esporre con la luce.
Non c’è vetrina, stand, esposizione senza luce. Persino la sua assenza, il buio, è una scelta di illuminazione che esalta fortemente ogni altra percezione sensoriale offuscata, per così dire, dalla vista.

Esporre, mostrare gioielli, vestiti, arredi, automobili, frutta fresca, bottiglie di vino o opere d’arte significa sempre scegliere una luce tra le infinite a disposizione. Dalla candela al laser passando attraverso tutte le modulazioni d’intensità, di colore, di geometria.

Luci puntiformi che separano, evidenziano e rigano le superfici.

Lame luminose omogenee e persistenti che lavano le pareti.

Grandi e piccoli proiettori dai fasci conici e dai contorni definiti o dalla decadenza morbida e quasi impercettibile.

Luci taglienti dai contrasti decisi e luci morbide per un’infinita gradazione di grigi.

Specchi che riflettono, deformano e disegnano la luce sagomandola.

Proiezioni di immagini che illuminano e raccontano. Luci per guardare e da guardare.

Luci statiche e luci in movimento che attirano l’attenzione, mostrano e nascondono.

Mettere in vetrina un oggetto è come preparare la scena per uno scatto fotografico, come girare la scena di un film. Dobbiamo compiere tre scelte, individuare il punto di vista, disporre gli oggetti, illuminare la scena per ottenere l’effetto che vogliamo.

A quale risultato miriamo?
Questa è la prima domanda che dovremmo porci e la risposta non dovrebbe mai essere scontata.

Chi l’ha detto che l’unico obiettivo debba essere quello di mostrare l’oggetto nel modo più nitido e preciso possibile?
Perché invece non emozionare lo spettatore con subdole velature e illuminanti nascondimenti?

Mostrare è un gioco in cui coinvolgere il pubblico, catturare l’attenzione, parlare al suo cuore e alla sua testa. Esporre con la luce significa guidare lo sguardo, creare emozioni, illuminare la mente.

La scena del prodotto

Ecco qualche idea … e ricordiamoci sempre che tutte le regole sono fatte per essere trasgredite.

Pensiamo di essere a teatro, l’ho già detta mille volte ma non mi pare  sia passata ‘sta cosa del teatro.

Isoliamo il protagonista
La poltrona, il tubo di crema,  la collana, la bottiglia di grappa, la lamiera…  e usiamo la sua ombra stagliandola su di una scena bianca o facendola perdere nel buio. Un attore solo deve saper  tenere la scena, essere un mattatore…  ma ce l’abbiamo tutti un golden boy da schiaffare in prima pagina.

Uno… due… tre… quattro… protagonisti
Abbiamo diversi prodotti importanti? Isoliamoli  tutti come nel teatro dell’assurdo. Distanziamoli in spazi uguali, in fila. Separiamo lo spazio con la luce. Oppure disponiamoli secondo una geometria nota solo a noi, che risponda solo a canoni estetici. Oggetti inquietanti che non si parlano, che si voltano le spalle…

Mettiamoci il coro
Come il coro sulla scena del teatro greco antico mettiamo un gruppo di prodotti omogenei che faccia da contraltare ai protagonisti, li sorregga e li accompagni. Un po’ di spazio tra  gli uni e gli altri e luci diverse.

Un grande gruppo, un’orchestra
Valido per grandi gruppi di cose relativamente piccole.
C’è il direttore d’orchestra, il primo violino, l’arpa… e poi  tenori, soprani, contralti e stuoli di voci bianche…
Una composizione quasi sempre piramidale per non impallare nessuno, ma non per forza a simmetria centrale. Possiamo spostare il focus a tre quarti, tutto a destra o a sinistra. Se invece vogliamo proprio costruire l’altare… Esageriamo! Facciamolo verticale, alto, simmetrico fino all’inverosimile, senza un capello fuori posto. La luce cadrà al centro e sembrerà sparire ai bordi della nostra composizione.

Teatro sperimentale d’avanguardia
Della serie..  facciamo casino che tutti ci guardino!
Unica regola, la più dura, non avere regole.  Buttiamo le nostre cose come fossero messe a caso. Ci metteremo tre giorni ma non importa. Il risultato deve lasciare a bocca aperta… comunque.

Postilla
Evitiamo quelle cose da vigilia di Natale, i fiori se non facciamo i fioristi…  vetrine, stand, foto bellissime ma dove il prodotto non si vede. A meno che l’obiettivo non sia un altro, vendere il brand non il prodotto.
In genere sono due lavori diversi…

UN SALONE DI VINO – per mille idee da degustare in poltrona

UN-SALONE-DI-VINO

 

Come ogni anno puntuali come le allergie d’inizio Aprile si accavallano il VINITALY e il SALONE DEL MOBILE.
Perché non li uniamo in un mega evento da Milano a Verona? Una cosa da far durare fino alle Olimpiadi invernali di Cortina (che in tal caso sarebbero nostre di sicuro) così da immergersi in degustazioni infinite e comodissime. Tracannare gocce di nettari afrodisiaci approfittando di divani, sedie, poltrone, chaise–long, cucine vintage o tecno… in un baillamme di luci e di colori ritrovandoci ubriachi fradici, non di vino che quello si assaggia e bon…  ma di nuove forme, profumi, invenzioni…  Fantastiliardi di immagini per un milione e mezzo di idee. Video intriganti, materiali mai visti, bottiglie invitanti nella cornice perfetta di stand… che magari avremmo voluto un po’ più funzionali e d’effetto.

–  Stand più solidi!
Per carità! Non ci cadono in testa. Penso a stand un po’ più chiusi in cui l’immagine aziendale sia più solida. Stand meno spampanati in un’apertura al pubblico spesso molto inconcludente. Chissene delle flotte di studenti in gita e delle sciure col metro in mano a caccia del tavolino giusto.
Teniamo conto che abbattere le pareti e aprirsi comporta a volte il rischio di mostrarsi mezzi nudi al pubblico. Teniamo sempre ben presente che in fiera si va col vestito migliore.

–  Beata Verticalità
Difficile da ottenere ‘sta benedetta verticalità visto che in genere le altezze massime consentite dai principali Enti fieristici non superano i tre metri e mezzo o giù di lì. Inventiamoci qualcosa visto che vale sempre il detto  –  altezza, mezza bellezza!

–  Trasparenze sexi
Materiali semi trasparenti con cui giocare al vedo non vedo, da cui mostrarsi e nascondersi. Su cui far svettare le insegne del proprio marchio e attrarre tra le spire irresistibili del gioco della seduzione e della curiosità. Intrecci, tessuti, vetri, plastiche, specchi, texture ipnotiche… e altre suadenti magie da usare, attenzione, solo in versione total look.

–  Profumi, musiche tribali e vecchie canzoni anni sessanta.
Il silenzio può essere magico e attrarre come un fluido ma certo il flauto magico funziona. Dettagli importanti come lievi essenze profumate, ritmi sordi che vibrano usandoci come amplificatori, poesie mai consumate dalla musica ci predispongono ad apprezzare il colore, il profumo e l’aroma del buon vino come le forme del design.

–  Domani è adesso
Lo slogan non sarà apprezzato da chi giustamente incita a godere del presente ma è proprio adesso, mentre siamo in fiera, mentre viviamo il nostro stand, che possiamo capirne pregi e difetti, fare tutte le valutazioni del caso e pensare al nostro nuovo spazio in Fiera.

Sia che facciamo vino, mobili, gioielli (questa settimana apre anche OROAREZZO), ceramica, abbigliamento, accessori, sport e welness, motori, food, turismo e tempo libero, libri, meccanica, attrezzature medicali, cosmetici, informatica, agricoltura…  qualsiasi cosa facciamo, il nostro stand in fiera comunica chi siamo.

A volte basta spostare un tavolo, mettere più in vista il LOGO, applicare una grande stampa, cambiare una lampada, scegliere un’altra tonalità di colore… poi arriva il momento in cui bisogna rifare tutto.

NUOVI STAND CAMBIANO

NUOVI-STAND-CAMBIANO

Il nostro stand può adattarsi alle nostre esigenze?

I nostri spazi espositivi possono trasformarsi?
Abbiamo bisogno di un sacco di sedie in certi momenti e in altri vorremmo farle sparire.
La struttura del nostro stand deve adattarsi agli spazi di diverse fiere e anche gli arredi dovrebbero trasformarsi, modificarsi, restringersi, allungarsi…
I tempi cambiano e l’immagine del nostro stand, del nostro negozio, dovrebbe potersi adattare facilmente alle nostre nuove strategie di marketing.
Sedie, tavoli, vetrine e tutta la struttura dovrebbero comportarsi come un grande gioco ad incastri in cui i moduli possano sparire, essere sostituiti da altri, aggregarsi, moltiplicarsi e dividersi.
Dobbiamo spedire il nostro stand in giro per il mondo? Replicarlo tale e quale dall’altra parte del globo? Ecco allora che fantasia e innovazione si devono abbinare a parole come semplicità, modularità, leggerezza, compattezza e facilità di riproduzione.
Lavoriamo nel mondo del lusso?! Per esprimere l’eccellenza del nostro marchio possiamo progettare costruzioni modulari con materiali pregiati e se necessario con elementi complessi. Non dimentichiamoci che la pulizia delle linee delle nostre creazioni esalta il loro valore.

Non dimentichiamoci che tutto inizia da una bella idea da sviluppare con rigore e semplicità.
Creatività, innovazione e rigore progettuale ci permetteranno di ottenere il massimo risultato, un’immagine forte e precisa, contenendo i costi di realizzazione e di gestione dei nostri spazi espositivi.
Un’idea?
Perché usiamo così poco i materiali tessili, i materiali espansi e i materiali morbidi in genere?
Tende, tendoni, tappeti, poliuretani, feltri, gomme e  carte possono adattarsi a tantissimi usi.
Materiali dalle qualità e dai costi molto diversi che offrono un’infinità di soluzioni tecniche ed estetiche.
Inoltre, essendo poco usati, ci permetteranno di differenziarci e di… stupire!

Cambiare in meglio il nostro stand con una spesa davvero minima è possibile.

Ci vediamo in in giro per Fiere!

UNO STAND NUOVO

UNO-STAND-NUOVO

 

Le grandi fiere d’Autunno e quelle di inizio 2018 sono dietro l’angolo, ancora di più se stiamo pensando ad uno stand nuovo o a trasformare quello vecchio.

È passato qualche anno da quando scrivevo di uno stand fantastico, quello della Buendia jewels, un’azienda inventata e uno stand che non esisteva.
Bellissimi ovviamente!

Dicevo che tutti dovremmo avere una presenza cosí in fiera, sia che si facciano gioielli, scarpe, arredi o qualsiasi altra cosa.
L’immagine di un’impresa con un’identitá precisa, diversa da ogni altra. Una personalitá che non puó avere la forma di una scatoletta, anche se di cristallo. Ma se il mondo intorno si riduce a tante scatolette aumenta la visibilitá di chi si veste con fantasia.

Avere personalitá non vuol dire fare i buffoni o sfoggiare improbabili look pop.
Basta un lampadario barocco tutto rosso, una grande lastra azzurra lucida come l’acqua, una nuvola di chiffon che avvolga tutto, una lama di luce bianca che attraversa il buio, una distesa di cuscini d’oro, i mobili della nonna mescolati in una grande parete poliforme, una grande grafica vintage, pareti formate da mille piccolissime vetrine trasparenti, un lungo tubo rosa a pois bianchi, proiezioni in bianco e nero sgranati dal ralenty… e ancora, ancora, ancora…

Non é difficile continuare a formulare ipotesi e immagini suggestive, cariche d’enfasi o radicalmente povere. Se mi aiutate ne potremmo scrivere pagine e pagine.
Più complicato utilizzarle senza distruggerle e renderle banali.
Più difficile avere il coraggio di esagerare, di rischiare, di far diventare veri nel progetto aggettivi come grande, piccolissimo, lungo, molto alto, troppo basso, sottilissimo, completamente nero, rosso, bianco…  Luminosissimo, troppo buio…

Proviamoci! Se ci viene una bella idea, coerente con la filosofia della nostra azienda, esageriamo!
Rischieremo di realizzare un altro stand fantastico, di avere visibilitá e successo, di essere apprezzati e probabilmente di risparmiare un po’ di soldi.

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Uno Stand Fantastico a VicenzaOro

FIERE DELLE VANITÁ

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Periodo di esposizioni e fiere che si accavallano.
Appena finita Vicenza Oro Fall  perfettamente sovrapposta alla parigina Maison-Objet e siamo già al Mipel e all’HOMI a girare come trottole.
Percorrendo i corridoi dell’esposizione vicentina all’improvviso  mi sono sentito travolgere da un’ondata violenta di vuoto, di assenza, di inutilità.
Per carità! Bellissima fiera! Stand fascinosi… materiali pregiati, grandi dimensioni…
Nessuna novità interessante, nessuna sorpresa, niente da comunicare.

Ma non può essere!
Non è possibile che grandi aziende e piccoli artigiani siano accomunati da così poca voglia di innovare. Gli stand a VicenzaOro erano tutti dominati, come sempre, dallo stesso pensiero: “più grande, più lucido, più glamour…”
E quando lo stand finalmente è grandissimo e lucidissimo ci si guarda soddisfatti l’un l’altro misurando le differenze in millimetri e laccature.
Quanto costa essere tutti più o meno uguali?

Certo ci sono le differenze eh! Non è che sono orbo! Ma sciocchezze… dimensioni, forme, curve, materiali, colori… tutto usato con lo stesso scopo, cercare di mostrarsi belli, ricchi, importanti, lussuosi… almeno un po’, nel piccolo e nel grande la stessa cosa.
Nessuno che scelga strade diverse, originali, che mostri personalità, idee, invenzioni.
Così per l’esposizione come per le collezioni.
Nei corridoi inevitabilmente si respira un’aria stantia.
Fiere delle vanità o delle intenzioni vane, perché ad usare tutti lo stesso linguaggio difficile far sentire l’unicità della propria voce.
Eppure sarebbero infinite le possibilità di affermare l’identità della propria azienda. Dargli spessore, immagine, importanza, forza. Basterebbe un’idea e poi magari prendere un sentiero meno affollato, magari meno costoso, più creativo e divertente.
E non vale solo per VIORO e la gioielleria, ma per l’arredo, la casa, il food…  in ogni settore si cammina come in processione tutti vestiti a festa… e non si sa bene perché!

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