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le abitudini sono una fregatura

Le abitudini sono una fregatura.
L’abitudine all’uso di certi spazi strutturati ci inganna sempre.

Arredi la cucina e già pensi in moduli da 60/90.
Bancone, parete contenitore con frigo americano e forno. Puoi giocarci un po’ di qualità, di materiali, di colore. L’illuminazione chissene… le sedute e hai finito.  Il gioco cambia poco per ambienti meno strutturati come notte e relax.

Depliant A4, 32 pagine compresa la copertina.
8 quartini di noia mortale 9 volte su 10.Magari ti impunti e l’A4 diventa un’autostrada stretta e lunga… ma raramente la noia cessa.

Il packaging
deve essere funzionale e pesare poco, di settore in settore, forme, materiali e colori sono sempre quelli.

Presentazione aziendale…
dai che faccio il botto!!! PowerPoint, magari però con un’animazione o addirittura un video… solo un video, uguale a quello fatto da quell’agenzia famosa per quella multinazionale.
Però anche PowerPoint… 1920×1080.

Lo stand in Fiera quest’anno è 6×4.
Si fanno un sacco di cose con 2 metri in più. E la privacy della zona commerciale che sembra di essere in piazza? L’importante è che le vetrine restino sempre 40x40x40 e sembrino sospese… come fluttuassero nel nulla!

Il Catalogo? 
A4 va bene. L’abbiamo sempre fatto così.

Caselle allineate da cui è difficile uscire senza farsi male. A volte però meglio rischiare un capitombolo, una sbucciatura da niente e prendersi la soddisfazione di battere altre strade. 

Hai un progetto in ballo? Chiamami, parliamone.

less is more… ‘na cippa

Togliere tutto.
Il mio lavoro è sempre stato in bilico tra due atteggiamenti opposti. L’ossequio radicale alla regola di Mies da una parte e il decoro, l’invenzione, l’aggiungere dall’altra.
Due spinte radicali.
La pagina bianca, ridurre tutto a un unico segno e lasciarmi andare alla trasgressione, al colore saturo, alle linee curve, all’esagerazione.
Poi basta. Il rigore va benissimo e la follia pure.
Un segno rettangolare può giocarsi tutto da solo, diventare spazio, emozione, colore, tagliare come una lama boschi, prati, cieli, visi, muri, distese di asfalto, terra. Può segnare i contorni quadrati dei miei recinti. Una riga sottile può ripetersi, intrecciarsi e annegare in un sedime di foglie marce o tra le vene superficiali, i capelli e le rughe di uno sguardo. La natura mescola tutto, esagera e poi toglie. Lastre blu fatte di nulla si gonfiano di strisci neri, di vento e di pioggia. Texture di pietraie, scarabocchi di boschi, specchi d’acqua su cui appoggio segni.
Restano le simmetrie.
Insopportabili giochi da bambini che fanno paura e non danno vie di scampo. Colpa di spazi troppo stretti o troppo affollati, di preesistenze che non posso demolire, di sogni complicati. Sarebbe bastato un attimo ma adesso che sono passate mi tocca scarabocchiarci volute di filo spinato e fumo, punte di tratto-pen e altre piatte grosse quattro dita cariche di inchiostri neri.
Less is more… ‘na cippa!

extralarge

XXL è grande

Extralarge é un filtro da porre alla creatività

Extralarge é un foglio bianco 50×50 con una foto tagliata strana

Extralarge sono vetrine alte piene di luce e vuote

Extralarge sono le parole che riempiono gli spazi del silenzio

Extralarge  è un segno grande, veloce e scuro 

Creatività Extralarge è fatta di silenzi enormi e di homepage deserte

Font extrabold quadrati neri e bianchi.

Extralarge è facile da paura

Extralarge non è bon ton per tutti

Extralarge ci sta sempre

Extralarge sono percussioni

segni lunghi sbilenchi

Extralarge è un buco

Extralarge è sottile e lunga

Extralarge è rotonda

Extralarge è un cubo che accade di colpo

Extralarge è un gioco dove la creatività si allarga 

Extralarge è sempre eccezione, mai regola

Extralarge si ripete 

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