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Più idee meno scatole

Costi, sostenibilità, riciclo, smaltimento…
Se stai pensando al packaging del tuo nuovo prodotto o addirittura ad un cambio totale del confezionamento di tutto ciò che produci e vendi, tra le mille idee che ti frulleranno in testa ci sono di sicuro quelle che riguardano le voci risparmio, riduzione, riciclo e tutte quelle che, come queste, si rifanno al mondo dell’ecosostenibilità.
Parola d’ordine inquinare di meno,
consumare di meno, riciclare di più e, aggiungo io, non buttare via il bambino con l’acqua sporca.
Non buttare via design, stile, qualità, originalità, creatività…
Ma al contrario moltiplicare la forza dei progetti, la ricerca di forme e di materiali innovativi…
Più idee meno packaging vuol dire certamente ridurre imballi inutili ma significa anche inventare nuove funzioni, progettare oggetti che abbiano meno bisogno di scatole, scatoloni e scatoline. Cambiare produzione, inventare forme nuove, magari modulari, assemblare materiali più leggeri e più resistenti.
Usare materiali facili da riciclare, non accoppiare di tutto.
Affrontare un progetto di packaging vuol dire semplificare.

E a me questa cosa fa impazzire perchè forse finalmente riusciremo ad avere oggetti più belli, forme davvero wow che vorremo mostrare non chiudere in pacchettoni.
Le superfici di contenuti e contenitori saranno elegantissime, pulite, con grafiche parlanti.

Vestiamo i nostri prodotti di idee nuove.
Hai un progetto in ballo? Chiamami, parliamone.

pregi dell’antico e del contemporaneo

Vecchio e nuovo, aggiustare, restaurare, recuperare, sono concetti semplici che nella pratica sfociano in due azioni molto diverse  –  ripristinare l’oggetto o l’edificio così com’era prima dell’invecchiamento o del danneggiamento  cercando per quanto possibile di rendere invisibile l’intervento  –  oppure ridare funzionalità a ciò che era stato danneggiato dal tempo o dall’incuria mettendo in evidenza, dando risalto all’intervento, usando materiali moderni in contrasto con quelli originari.
Queste poche righe sono solo brevi riflessioni personali senza alcuna presunzione di aggiungere nulla alla teoria del restauro.
Per me è assodato da molto tempo e credo che chiunque si occupi di restauro e di design condivida questa seconda prassi come l’unica corretta.
Dare evidenza ai pregi dell’antico e del contemporaneo. Prendere il danno come occasione, non per ripristinare, ma per andare oltre e creare qualcosa di nuovo che sommi le virtù dell’antico e del contemporaneo.
Questa prassi dovrebbe essere presa a prestito, con tutte le riflessioni e le varianti possibili, per la produzione artigianale o industriale (perché no?) di nuovi oggetti a partire dal riciclo di cose vecchie o usurate.
Nuovi oggetti che contengano il fascino dell’antico o semplicemente recuperino il vecchio, che esibiscano le loro imperfezioni come fregi preziosi ed esaltino il connubio tra materiali e gusti diversi in un emozionante e poetica riproposizione. 

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