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il bello è buono

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Ho scelto tanti libri per l’aspetto della copertina. Qualche volta è andata bene, qualche altra no. Dello stesso testo ci sono edizioni bellissime e altre proprio brutte. Anche il formato ha il suo peso. Secondo me la dimensione perfetta é quella di Einaudi Stile Libero, 135×207, una bella dimensione che funziona con poche pagine ma anche con tantissime. Bellissime anche le copertine, l’immagine a piena pagina, il dorso giallo, il titolo dal corpo importante.
Forma o contenuto?
Un romanzo brutto resta brutto anche con una copertina fantastica. Però mi é capitato di rado di trovare delle cose scritte davvero male ma impaginate bene, belle copertine piene di schifezze, cose brutte ma funzionali. Non mi é mai capitato di trovare poltrone scomode ma bellissime, liquori pregiati in bottiglie sgraziate o sgorbi di auto che filino velocissime. Sono convinto che la qualità del contenuto, sia testo, cibo, meccanica, spazio, abbigliamento… non possa prescindere dal valore della forma.
Il bello é quasi sempre buono.

Contenuti di qualità

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In internet la differenza la fanno i contenuti di qualitá!
Nel web design ci dibattiamo ancora tutti i giorni tra la voglia di stupire e la necessitá di standard generalmente condivisi. Creare siti in internet veramente innovativi è sempre più difficile sia per l’obbligo di creare interfacce sempre più “responsive” cioè che soddisfino la leggibilitá su strumenti molto diversi, workstation, portabili, tablet, smartphone, sia purtroppo per l’ottusitá di tanti tecnici assolutamente refrattari a confrontarsi e a condividere i progetti mettendo a disposizione le loro conoscenze.
Inutile soffermarci su diatribe sterili visto che poi ciò che fa la differenza nel web come dappertutto sono i contenuti di qualitá.
Immagini e video bellissimi che si caricano velocemente, possibilmente utilizzati con cura, e poi testi scritti decentemente, facili da leggere, lunghi il giusto.
Se per le immagini si sta diffondendo velocemente un certo gusto, merito di istagram e pinterest, per i testi spesso siamo a livelli da prima elementare!!!
Stendiamo un velo pietoso su errori di grammatica che voglio imputare tutti alla distrazione, alla velocitá di battitura, alla fretta di pubblicare ( comprensibile sui social, meno sulle pagine istituzionali) ma i contenuti accidenti!
Paroloni incomprensibili per esprimere concetti semplicissimi, titoli che promettono quello che poi i testi disattendono, tiritere ripetute mille volte su tutte le pagine – about –  l’azienda – chi siamo (dove quasi nessuno si presenta) – cosa facciamo –  la nostra filosofia (filosofia?!).
Testi di due righe, buttati lá, tanto in internet non legge nessuno, oppure paragrafi e paragrafi copiaincollati da chissá dove.
In mezzo a tanta mediocritá chi lavora bene balza agli occhi!
Chi si prende la briga di usare un po’ di attenzione, di fare creativitá senza scopiazzare di qua e di lá, chi cura il taglio delle immagini e pensa a montaggi video non banali.

Chi pubblica contenuti di qualità con costanza alla fine vedrà premiato il suo lavoro.

 

CREATIVITA’, TEMPI, COSTI E QUALITA’

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In questi tempi di crisi l’equilibrio tra tempi, costi e qualità del lavoro è un po’ andato a farsi friggere!
Anche il lavoro creativo non fa eccezione.
La parola “urgente” è entrata a far parte della top ten del vocabolario di chi produce qualsiasi cosa, anche creatività.
Ma è possibile mantenere qualità e costi accettabili al restringersi inesorabile dei tempi?!
Il “triangolo di Dempster” o “Project Triangle” o “Triplo Vincolo” che dir si voglia mette proprio in relazione tempi, costi e qualità o obiettivi per inquadrare il problema in una visione più ampia. All’inizio del progetto il committente dovrebbe definire l’ordine delle priorità. Dovrebbe porsi la domanda: cos’è più importante? Avere un depliant dalla grafica innovativa, curato in ogni dettaglio, stampato divinamente usando materiali inusuali, ai costi più bassi del mercato e alla velocità della luce non è possibile. E allora a  cosa posso o devo rinunciare? In genere si tende a soprassedere indicando soltanto la necessità dell’urgenza e dando per scontato che la qualità e i costi debbano essere i migliori.
E il lavoro creativo come si colloca nella morsa di questi tre vincoli d’acciaio?!
Credo che avere ben chiari i limiti del proprio lavoro faccia parte della preparazione e della sensibilità di un creativo che lavora per le imprese.
Un grafico, un designer, un copywriter o qualsiasi altra figura professionale che operi nel campo della comunicazione e del design al momento di accettare un incarico dovrebbe farsi un’idea del livello minimo di qualità a cui mira il committente e capire se i tempi e il budget messi a disposizione siano sufficienti ad ottenerla. Ovviamente lo stesso vale per il committente in modo diametralmente opposto. Il designer o il creativo di turno ha capito quello che voglio? Di che livello dovrà essere il suo lavoro, di quanto dovrà costare e in quanto tempo dovrà essere tutto finito?
Se ci si rende conto che i termini non sono chiari sarà bene aprire un confronto schietto in modo che alla fine tutto sia chiaro evitando spiacevoli equivoci.
Visto che è la fretta a farla da padrone sorge spontanea un’altra domanda: la creatività ci perde sempre ad essere compressa nei tempi a volte troppo stretti imposti dalla committenza? Fermo restando che i miracoli per definizione non avvengono di continuo, penso che una valutazione corretta dei tempi di realizzazione stia alla base di un buon lavoro. Poi certo c’è chi ha una percezione del tempo paralizzante e chi invece trova stimolante l’avvicinarsi della scadenza.
Credo però che non ci sia creatività senza scadenze, senza limiti. I paletti costituiti dalla definizione di tempi, costi e qualità segnano il territorio economico– temporale, indicano i percorsi ed aiutano a trovare lo striscione d’arrivo di un progetto. Senza limiti si potrebbe vagare all’infinito, senza risultati, alla ricerca della perfezione.
Ok?! Scappo che ho fretta!

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