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Voglio uno spazio strano!

Mettere insieme la pagina di un giornale, di una rivista, di un depliant, disporre le pagine di un catalogo o gli oggetti sui piani di una vetrina, disegnare il percorso di uno showroom o la facciata di un edificio, di uno stand, sono tutti momenti compositivi. Saper comporre, è fondamentale per ottenere i risultati voluti sia nelle arti visive che in quelle musicali. Visto che a orecchio sto a zero, la natura si è sdebitata regalandomi un po’ d’occhio, il resto lo devo a tanti buoni maestri.
Comporre in uno spazio completamente vuoto, senza dimensioni precise… è un casino! Poter fare tutto quello che si vuole non è quasi mai un’opportunità. Davanti alla pagina bianca, almeno abbiamo il formato. Nel progettare uno stand le misure dell’area, le adiacenze e il regolamento dell’ente Fiera fanno già mezzo lavoro. Così tutti gli impicci che gravitano intorno ad ogni progetto. Inutile dire che più lo spazio è inconsueto, irregolare, balordo e meglio è… almeno per me. Ma credo sia così un po’ per tutti.
Pareti oblique, pagine bislunghe, soffitti bassi o altissimi, corridoi stretti e lunghi, vuoti improvvisi, vetrine piccolissime, pilastri messi a caso, stanze sbilenche… sono tutte occasioni per inventare composizioni interessanti, attraenti.
Giochi facili che capitano raramente.
Allora tocca inventarsi spazi magici dove far ballare le cose, con il loro peso, segnare un ritmo, togliere o aggiungere colori, mescolare materiali, segni, luci, ombre… trovare un qualche ordine.
Voglio uno spazio Strano!

Viva Magenta!

Viva Magenta!
Sembra un grido che chiama a la Revolución. Invece è solo il colore dell’anno 2023 scelto da PANTONE giovedì scorso, dopo rulli di tamburi durati giorni. E se al grido mi sono emozionato… che mi pareva impossibile che una multinazionale americana scegliesse il colore che porta il nome di una delle città italiane simbolo del nostro Risorgimento… e già vedevo un mondo tutto Magenta. Alla vista prima del video promozionale, poi del solito quadratino con la scritta PANTONE 18-1750 TPG Viva Magenta, i miei bollori sono scemati di colpo. Il Viva Magenta di fatto è un rosso, tipo vino rosso, mattone farlocco, sangue che sta scurendo, roba da velluti di teatro, insomma una cosa lontana mille miglia dal magenta in purezza… come direbbe un sommelier. Amo da sempre il Magenta, proprio quello che fa M nell’acronimo della quadricromia CMYK (Cian, Magenta, Yellow and Key, il nero, colore Chiave nella tipografia) e nel nostro colore dell’anno ovviamente di Magenta ce n’è tanto, ma c’è anche tanta altra roba. Fatta 100 la quantità possibile per ogni colore ci sono 20 parti di Cian, 94 di Magenta, 56 di Yellow e solo 5 di Black. Avrei immaginato un po’ di nero in più. A pensarci bene era folle immaginare che uno dei colori base della quadricromia potesse assurgere al ruolo di colore dell’anno, colori che hanno sempre una certa complessità per dar vita a infinite palette. Pazienza. Ci sbizzarriremo con mille palette rosso-viola-blu in cui il magenta farà sempre la parte del leone.
Viva Magenta!

Il colore delle cose

Il colore delle cose ne cambia la nostra percezione. Stravolge il nostro desiderio di possederle. Certi colori le rendono adatte a certi usi, altre tonalità ad usi diversi.

Se devo esporre una sedia in fiera, sarà molto più visibile se la faccio rossa.

Se voglio accentuare l’esclusività di qualcosa userò toni difficili da identificare, cartadazucchero, cremisi, salvia, burro, sabbia… tonalità imprecisate di cui esistono infinite variazioni.

I colori primari, il nero e il bianco servono a comporre bandiere, stemmi, insegne, a fare da sfondo a riti sacri e a convegni di partito, a dipingere emozioni, valori, stendardi sportivi, a identificare l’appartenenza.

I colori parlano di noi, della nostra azienda, dei nostri prodotti, ci rendono più o meno graditi e ci consentono di vendere con più o meno facilità.

Il colore è sempre una scelta importante da valutare con attenzione.

l’anello che serve a tutto e a niente

Se riesci a far innamorare di una cosa, di un’idea, di un marchio è come se li avessi già venduti.
La settimana scorsa giro per Decathlon con figlio 2. Non abbiamo un motivo preciso per essere lì. Si passava e ci siamo fermati. Io guardo abbigliamento da trekking e da trail, lui roba da snow con aria un po’ schifata. Passiamo in rassegna scemenze low cost tipo calzini, e accessori ginnici di cui per lo più non capisco la funzione. Inevitabilmente sono attratto da certe forme perfette che a prima vista non servono a niente. Boom! Lo sapevo che andavo a sbattere contro qualcosa che mi si appiccicava addosso. A dire il vero ‘sta roba era già quasi riuscita ad attaccarmisi qualche tempo fa ma forse quel giorno avevo qualche talismano contro le cazzate e l’avevo piantata lì. Uscendo, quella volta, sapevo che la partita non era finita. Niente… un anello a sezione tonda di gomma morbida e dura allo stesso tempo, otto, dieci centimetri di diametro con un foro di quattro centimetri più o meno. Tre tipi identici che a guardarli cambiavano solo per il colore. Due dai bellissimi giallo e verde evidenziatore, il terzo color vinaccia scuro sembra uno sbaglio. Li rigiro e non ci vuole molto a capire la loro funzione antistress o strumenti ginnici per rafforzare la presa delle mani, infatti sono elastici al punto giusto. Quello verde è più cedevole, quello giallo un po’ meno e quello vinaccia fa più resistenza.
Non me ne frega niente dell’antistress e di allenare la mia presa, ma visto il prezzo li prendo tutti e tre. Peccato che non costino proprio niente altrimenti ne avrei portati a casa un centinaio, forse di più se quello color vinaccia fosse stato nero o rosso evidenziatore. Lorenzo mi fa notare che quello vinaccia si abbina bene al colore della sua felpa beige. Ha ragione. Se gestissi una spa tutta legni chiari ne comprerei subito un centinaio. Si fa per dire.
Il racconto non è surreale come sembra e una volta a casa mi googlo mezzo mondo per capire chi possa produrne di identici a prezzi più contenuti. Ok, io saprei cosa farne, ma non importa, resta il loro fascino. Forma essenziale, colori splendidi, ne aggiungerei altri sette o settantasette… superfici lievemente satinate e morbide e… perfetti per farne qualunque cosa o assolutamente nulla.
Immagina cosa potresti ottenere caricando di attrazione emozionale i tuoi prodotti.
Se stai pensando a qualcosa forse aiuta tenere uno di questi cerchi in mano… o chiamarmi.

la trasgressione è viola

Ci sono una quantitá infinita di viola, tutte le gradazioni dal rosso/rosso al blu/blu: pervinca, lilla, indaco, fucsia, melanzana, magenta, orchidea, prugna, vinaccia, bordeaux, ametista, glicine, cremisi, lavanda, malva, ciclamino e un sacco di altre sfumature.
Il viola con il suo complementare giallo sono i colori pop per eccellenza, sono stati tra i protagonisti di Memphis, la più grande rivoluzione a colori del design italiano.

Se disegno la linea curva di uno schienale, la forma morbida di un cuscino istintivamente scelgo il viola. L’ellisse, la forma della sensualitá é viola. Il sesso è viola. Il colore viola è creativitá sempre in trasformazione. Il viola é il colore della trasgressione perció sarebbe un controsenso usarlo per disegnare segnali di divieto anche se proprio per questo forse lo si dovrebbe fare!
Il viola sta in equilibrio tra il corpo e lo spirito, tra la passione del rosso e la trascendenza del blu. Credo sbagli chi afferma che nel viola il rosso si mitighi in un raffinato erotismo. Anzi, è vero il contrario, il blu trascina il rosso nel vortice viola della passione senza più ritegno. Ovviamente è vero anche il contrario, è questa la magia del viola e dei suoi tanti nomi.

Rudolf Harnheim considera il colore viola opprimente. Ma un quadrato vinaccia sará più o meno opprimente di un triangolo rosa shocking? Un divanone morbido sará ugualmente comodo nel color Fuchsia Rose che Pantone ha nominato colore dell’anno nel 2001, o sará più rilassante nel Radiant Orchid scelto per il 2014?
Il Very Peri – pervinca polveroso, scelto da Pantone per il 2022, sarà sexi o evanescente ma non opprimente.

Il viola può ammantare il tuo brand di un fascino lascivo o al contrario trasformarlo in una icona simbolica dai tratti aristocratici. Nelle sue infinite variazioni il viola può assumere significati molto diversi e contrastanti. Te lo puoi giocare come vuoi abbinandolo a colori, forme, font, testi diversi che ne amplifichino o ne distorcano la valenza trasgressiva.
Alla fine il viola è solo un milione di colori.

Il blu funziona sempre

Il Blu funziona sempre, e così stanotte Pantone ha deciso.
I padroni di tutte le nostre sfumature hanno scelto 19-4052 Classic Blue come colore dell’Anno 2020. Leatrice Eiseman, la direttrice del Pantone Color Institute ha motivato la sua scelta con parole ispirate.

“ Viviamo in un’epoca che richiede fiducia e speranza. Pantone 19–452 Classic Blue, una stabile tonalità di blu sulla quale possiamo sempre fare affidamento, trasmette proprio questa sensazione di costanza e fiducia. Dotato di profonda risonanza, esso costituisce una solida base a cui ancorarsi. Blu sconfinato che rievoca il vasto e infinito cielo serale, ci incoraggia a guardare al di là dell’ovvio per pensare più in profondità e fuori dagli schemi, ampliare i nostri orizzonti e favorire il flusso della comunicazione.”

Brava! E dalla Pantone  aggiungono:
–  Dal momento che l’abilità umana fatica a tenere il passo con la tecnologia, non stupisce che siamo attratti da colori onesti che offrono un senso di protezione. Tonalità non aggressiva con cui ci si identifica facilmente, l’affidabile PANTONE 19-4052 Classic Blue si presta a un’interazione rilassata. Questo colore universalmente prediletto associato all’avvento di un nuovo giorno è accolto senza indugi. –

Insomma nel 2020 le palette di designer , fashion maker e creativi in giro per il mondo dovranno ispirarsi a questo bel punto di blu.

Nel mio piccolo non posso certo dissentire dal guru mondiale dei colori quando dice che questa tonalità ispira affidabilità, fiducia speranza.  Magari anche che serva ad ampliare i nostri orizzonti oltre le profondità marine e le altezze infinite dell’Universo. Forse ne eravamo in parte già consapevoli, punto più chiaro, punto più scuro, che il blu, trasmette una certa serenità e tutte  quelle altre belle cose.
Sul fatto che  possa aiutare a pensare fuori dagli schemi ho qualche dubbio.
Poraccio ‘sto Classic Blue non è che può far proprio tutto e il contrario di tutto!

Guardo su Wiki che sa tutto e scopro per esempio che nello slang australiano “blue” viene utilizzato con diversi significati.
Making a blue: fare un errore
Picking a blue: iniziare una discussione o una battaglia
Copping a bluey: ricevere una multa (per infrazione del codice della strada)
Blue o bluey sono dette anche le persone con i capelli rossi!
  (devo dirlo a mia figlia Isabella, MC1R doc)
Ma vabbè!
È il colore dell’Anno. Non facciamoci prendere da una paura blu, dev’essere di tutto un altro colore.

ROSA, ROSA, ROSA…

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Come per tutti i colori composti esistono infinite tonalità di rosa. Dal rosellina tenue, quasi impalpabile al rosa shoking che come dice il nome equivale a una cartellata sul muso.
Il ROSA è sempre una variante del rosso e anche nelle tonalità più tenui mantiene, magari in dosi omeopatiche, la carica vitale e l’aggressività del colore primario da cui nasce. Per questo in passato era il colore ad esclusivo uso maschile lasciando all’azzurro “vergineo” rappresentare la femminilità.
Oggi il rosa è il colore più pop che ci sia, trasgressivo, leggero, allegro e provocatoriamente unisex.
Nell’interior design e nella grafica, nell’abbigliamento e nella ceramica è un colore che ama farla da padrone in total look percorsi da decori e fili d’oro, colore che moltiplica le sue valenze pop e dal nero che ne argina  il dilagare in contrasti positivo–negativo.
Come il rosso, il bianco, il nero e l’oro che ne costituiscono la palette ideale di riferimento è un colore dalla forte carica simbolica. Impregnato da un sottile erotismo, dilaga nella passione sfrenata accostandosi a texture geometriche o nature, nere e oro. Il bianco ci gioca con ironica innocenza esaltando sino all’eccesso il suo lato puerile.
Un colore che esprime libertà, audacia e gioia di vivere.

Foto in bianco e nero

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Una turista giapponese si affaccia a una finestra della Pedrera  mentre telefona. Una foto così come tante, che desaturata acquista un certo fascino nelle tonalità dei grigi. Il bianco e nero esalta la composizione e le forme, cancella il tempo, riempie di significati anche le situazioni più banali, gli oggetti più insignificanti. Anche la foto più stupida in bianco e nero si trasforma e comunica messaggi inaspettati.

Cos’è successo? Com’è avvenuta la magia?
Semplice! Siamo usciti dalla realtà. L’immagine che stiamo guardando non è più la foto di una bella ragazza che guarda dalla finestra o di un panzone che legge il giornale sdraiato sulla sabbia. L’immagine in bianco e nero, ma anche quella dove i colori sono stati stravolti da una saturazione eccessiva o sono diventati pastelli polverosi, comunica il pensiero, l’emozione, l’intento creativo. La realtà per quanto bella sia è noiosa, la creatività emoziona sempre!

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