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Creativo (sostantivo) VS creativo (aggettivo)

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“Creativo” è un aggettivo non un sostantivo, almeno così dovrebbe essere.
Sono uno che ha sempre pensato che chi si loda si imbroda per cui in genere ho preferito volare basso tenendo a bada un ego ballerino e lasciando che fossero gli altri a dirmi se il mio lavoro valesse qualcosa, se vi fosse un qualche contenuto che meritasse l’aggettivo “creativo”.

Invece tornando alla lapidaria affermazione iniziale dovrei nascondermi per sottrarmi al giudizio universale.
Se dovessi mettere in fila tutte le volte che mi sono attribuito l’etichetta di “Creativo” (sostantivo) la riga sottile di questa parolina rossa (di vergogna) arriverebbe in capo al mondo.

Provo a rimediare, a giustificarmi, a fare chiarezza…

Di certo sono un architetto visto che lo IUAV (l’Istituto Universitario di Venezia) una trentina di anni fa mi ha conferito il titolo cum magna laude, bacio accademico e piccola pubblicazione.
Ma poi cosa vuol dire essere un architetto? Quanti sono gli architetti che veramente possono dire di saper svolgere tutte le funzioni inerenti il loro mestiere?
Io no di sicuro. Come architetto mi sono quasi sempre occupato soltanto di tipologie distributive, di composizione, degli aspetti estetici e della rappresentazione del progetto. Tanta grafica, fotografia, costruzione di modelli, disegni, disegni e disegni usando tutte le tecniche immaginabili. Allora cos’ero? Un esperto di sistemi distributivi? Un grafico? Un prototipista? Un fotografo o un pittore?
Un po’ di tutto questo e tanto altro ma mi etichettavo semplicemente come architetto, anche perché la cosa rassicurava me e i miei clienti.
Alla fine intervenivo nella scelta dei materiali, delle finiture, dei colori… intonaci, pietre, vetri, legni, tessuti… degli arredi, dei corpi illuminanti.  Allora cos’ero? Un arredatore?
Boh! Qualche volta vi diró mi sentivo creativo (aggettivo) davvero.
Qualche volta soltanto neh!
Poi la mia attivitá principale è diventata quella di disegnare gioielli e altri oggetti di produzione industriale, progettarli, rappresentarli, seguirne l’industrializzazione e la  produzione vera e propria e alla fine del processo produttivo pensare a come vestirli, esporli e comunicarli.
Cosa sono allora? Un designer? Qualche volta faccio il modellista, il grafico, lo scenografo, il copywriter. Sì, Alla fine sempre piú scrittura, piú immagini, piú emozioni che oggetti.
Qualche volta sono creativo… Ogni tanto mi capita di fare cose creative davvero.
Eppure non é per questo che tante volte rispondendo alla richiesta di indicare cosa faccio rispondo imperterrito – il creativo – senza darci troppo peso, senza gongolare e senza vergognarmene troppo.
Scrivo creativo su qualche profilo che mi tocca compilare,  cosí, tanto per riassumere, per non privilegiare un aspetto rispetto ad un altro della mia attivitá.
Il più delle volte scrivo architetto, come sulla carta d’identitá, o art director che fa piú figo e corrisponde in gran parte a quello che faccio.
Allora confesso, sono un architetto, un designer, un grafico spesso, tante volte un copy, un direttore creativo e un sacco di altre cose che provo a fare nel migliore dei modi facendomi aiutare da un sacco di gente e… qualche volta sono perfino creativo (aggettivo).

Questo post mi é venuto di getto dopo la lettura di un articolo di Annamaria Testa la Creativa più creativa d’Italia sul suo sito nuovoeutile.it
Lei sì, merita l’etichetta, non l’unica. (Sperando non si offenda e la accetti di buon grado)

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