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Storie di un fotografo

Chiusa un mese fa la mostra alla Casa dei Tre Oci a Venezia, Le opere di Gianni Berengo Gardin si sono trasferite a palazzo Reale a Milano per la sua più importante rassegna “Storie di un fotografo” a cura di Denis Curti. Anche chi non lo conosce avrà visto mille volte le sue immagini in bianco e nero. I suoi scatti indagano una quotidianità mai banale, raccontano storie vere, la sua osservazione della realtà emoziona senza l’uso di effetti speciali. Da domani 14 giugno fino all’8 settembre.
www.mostraberengogardin.it

La creatività per lavoro

Quando mi chiedono che lavoro faccio rispondo che sono un creativo… ok, mi dicono, ma in pratica cosa fai? C’è stato un periodo in cui rispondevo “sono un architetto…” , era più semplice ma non definiva esattamente la mia attività. Chi si occupa di creatività e innovazione nel mondo della produzione artigianale o industriale, chi lavora all’immagine delle aziende o dei fornitori di servizi o di chiunque abbia la necessità di definire la propria identità, in realtà fa un sacco di lavori. Mi piace quando il rapporto con una nuova azienda nasce intorno al progetto di un nuovo prodotto. Allora di solito c’è il tempo per conoscersi, per sperimentare il rapporto tra progettista e committente, il tempo per scambiarsi conoscenze, opinioni, per discutere. Senza questo scambio non si costruisce niente di buono. E’ impensabile che un designer per quanto preparato, sensibile e attento possa dar vita al progetto giusto senza un coinvolgimento profondo nell’attività produttiva e commerciale dell’azienda. Gli stessi meccanismi si devono mettere in moto per comunicare il prodotto e l’anima dell’azienda. Tra titolare e progettista ci deve essere una grande capacità di ascolto. L’obiettivo è capirsi, capire qual è il percorso che insieme si vuole seguire. Se non ci si intende meglio lasciar perdere!

Già nel progetto di un nuovo prodotto dovranno essere chiari gli elementi che ne permetteranno una comunicazione chiara, coerente con l’immagine aziendale. Mentre si progetta un oggetto non ci si occupa solo di design industriale, in realtà si sta mettendo in moto una vasta direzione artistica che coinvolgerà attività come grafica, fotografia, scrittura tecnica e creativa, packaging, la definizione degli strumenti di formazione della rete vendita, l’ideazione della comunicazione pubblicitaria, la progettazione degli allestimenti fieristici e del punto vendita… una galassia di tecniche e strumenti con cui l’azienda affermerà la propria identità. Mi occupo di tutte queste cose, quando è possibile tutte insieme, dando vita ad un concept forte di cui l’azienda beneficerà per anni , altrimenti intervenendo con progetti parziali all’interno di concept preesistenti condivisi. Spesso dopo aver spiegato tutto questo qualcuno mi chiede ancora: “…ma cosa vuol dire davvero fare il creativo?!”  Do sempre la stessa risposta: “Significa saper scegliere!” …aiutare a scartare quello che non serve, spiegare quando è il caso di rinunciare a soluzioni che a prima vista sembrano perfette e invece… Per me fare il  consulente creativo o l’art director che dir si voglia significa saper tenere a bada la mia creatività perché vada a vantaggio dell’azienda.

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