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10 piccoli regali

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Manca un mese a Natale e vi propongo 10 piccoli regali.
Cose che costano davvero poco, nessuna supera i 50 euro e per lo più costano molto meno.
Piccoli regali, magari gadget aziendali, pensierini allegri e curiosi.
Questi piccoli oggetti d’uso comune però hanno tutti una peculiarità, mostrano in modo evidente la scintilla da cui sono nati, l’idea che ne ha fatto degli oggetti interessanti, diversi, facili da comunicare e da proporre. Dieci oggetti che dimostrano come sia importante il progetto del prodotto.
1 – ONION GOGGLES –  € 22,95
Gli occhiali per le cipolle.
Può sembrare una scemenza solo a chi non ha mai fatto il soffritto.
ideeregaloblog.it

2 – LUCETTA  € 25,00 
Meglio non pedalare a fari spenti nella notte!
Una luce bianca e una rossa, led calamitati da attaccare alla bicicletta.
Parcheggiata la due ruote si staccano, si riattaccano tra loro a formare un piccolo cilindro liscio e si mettono in tasca.
palomarweb.com

3 – SUN JAR  € 25
Una lampada racchiusa in un vaso da conserve.
SUN JAR durante il giorno cattura l’energia solare e al calar della notte, come la luna, il barattolo sprigiona una luce soft rilassante, gialla, blu o rosa.
Bellissimi da abbandonare nel prato davanti casa o sul davanzale.
www.suck.uk.com

4 – CONCEAL  € 13
La mensola invisibile, un trucco semplice per illudere che i libri se ne stiano sospesi nel nulla.
designxtutti.com

5 – ARROW  49 €
Appendiabito a forma di freccia con tre ganci per appendere il cappotto, la sciarpa ma anche la bicicletta.
Chiuso diventa un segno grafico che se moltiplicato può decorare e riempire di significati la parete anonima del corridoio.
madeindesign.it

6 – PORTA MONETE  10 €
Triangolare, lucidissimo e colorato.
wearunique.com

7 – WIRE PLUS  –  6 €
Un segno colorato per tenere in ordine le cuffiette senza che i fili si aggroviglino.
nottheusual.co.uk

8 – VERSODIVERSO di Viceversa  € 9,50
Un becco da avvitare alle bottiglie di plastica per trasformarle in innaffiatoio.
kikaustore.it

9 – APOSTROPHE  € 19.00
Lo sbuccia arance per realizzare decorazioni. Indispensabile per il food design.
Bellissimo in sé e per sé! Lo userei come fermacarte.
store.alessi.com

10 – DUE PAROLE  € 00.00
Due o mille, non costano nulla, ma trasformano tutti questi piccoli regali in qualcosa di importante!

Per gli auguri ci sentiamo tra un mese!

 

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335 496048
hello@paolomarangon.it

DIECI REGALI DESIGN

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Dieci oggetti divertenti, ultranoti, davvero belli da regalare in qualsiasi occasione per farsi ricordare, se poi a qualcuno previdente viene in mente che fra tre mesi è natale!

ECCO DIECI REGALI DESIGN:

– LUCELLINO TISCH  – Ingo Maurer
Un filo esile, una normalissima lampadina e le alucce di un uccellino messe insieme dal guru delle lampade Ingo Maurer.

– JUICY – Philip Stark per Alessi
Lo spremiagrumi scultura che ha reso famoso l’archistar francese – un bellissimo oggetto.

– CUBO – Bruno Munari per Danese Milano
Un posacenere non sarà proprio corretto, bon ton, come regalo, ma Munari ha disegnato un cubo semplicissimo… soprattutto da pulire.

– CUBOLED – F. Bettonica e M. Melocchi per Cini&Nils
La lampada da comodino perfetta, si alza il coperchio si accende, si chiude, si spegne.

 TOLOMEO  Michele De Lucchi per  Artemide
Lampada da scrivania in alluminio molto tech.

– ANNA G. – A. Mendini per Alessi
Cavatappi  antropomorfo molto simpatico, dal fondatore di Menphis.

– LOVELY RITA – Ron Arad per Kartell
Libreria scultura capace di cambiare ogni ambiente.

–  SERVO MUTO – Achille Castiglioni per Zanotta
Tavolino, svuota tasche, comodino, tutto quello che si vuole, servo muto appunto!

– LAMPADINA – Achille Castiglioni per Flos
Una lampadina a incandescenza bella grande con satinata una papalina e cpme base la bobina di un 16 mm. Il cinema che illumina?!

– TOAST – Gae Aulenti per Trabo
Tostapane dalla forma allungata e dalla scritta inequivocabile!

–  THE END – Maurizio Cattelan e Pierpaolo Ferrari per Gufram
Per finire! Così come pensava di finire la propria attività GUFRAM… ma poi…

 

 

Dieci idee per progettare uno stand interessante

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Non sono i dieci comandamenti, solo dieci pensierini elementari, idee che magari potrebbero essere utili per progettare uno stand, un negozio, uno spazio commerciale qualsiasi o qualsiasi altra cosa.
1 – Se avete giá da subito chiara in testa l’idea di come sará lo stand sappiate che forse é un’idea sbagliata. É molto raro che le idee buone vengano subito.
2 – Se nessuno ha mai fatto uno stand anche solo lontanamente simile a quello che volete fare è probabile che ci sia qualche buon motivo. Altrimenti avete avuto un colpo di genio. Capita!
3 – Senza un’idea forte non c’è il progetto di uno stand che valga la pena costruire.
4 – Bisogna esagerare arrivando al limite dell’usabilitá. “Troppo” è una parola magica. Troppo lungo, troppo alto, troppo basso, troppo buio, troppo chiaro, troppo aperto, troppo chiuso, troppo stretto, troppo complicato, troppo semplice, e così via. Una buona idea per il progetto di uno stand ha sempre qualcosa di “Troppo”. Meglio uno stand sbagliato che uno stand brutto!
5 – É importante fare la lista delle cose che lo stand dovrá contenere, individuare il numero, la tipologia e le dimensioni approssimative delle aree funzionali. Magari poi si potrá rinunciare a qualcosa a vantaggio di qualcos’altro ma meglio esserne consapevoli.
6 – Uno stand deve comunicare con un’immagine semplice e precisa l’identitá del marchio.
7 – Copiare uno stand bellissimo è molto meglio che farne uno brutto tutto da sè. Però, come a scuola, è indispensabile che nessuno se ne accorga! Copiare un’idea sta alla base di qualsiasi buon progetto… poi bisogna farla propria, trasformarla, reinventarla…
8 – Niente è più brutto, sbagliato e inutile di uno stand banale.
9 – Come si diceva nel progettare uno stand é assolutamente indispensabile esagerare qui e lá ma tenendo sempre ben presente che saranno esseri umani con misure piuttosto precise a muoversi dentro e fuori. Un po’ di ergonomia non fa male!
10 – La solita ultima regola, infischiarsene delle regole! Perchè se bastassero le regole ci sarebbero solo stand bellissimi e invece…
Se volete darmi una mano ad allungare questa lista di suggerimenti scrivetemi!
Aspetto le vostre idee!

 

 

 

10 pezzi d’autore

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Mentre le ultimissime novitá del Salone del Mobile si sfuocano e cercano un posto nella memoria mi viene ancora voglia di raccontare 10 pezzi d’autore che hanno fatto la storia del del design internazionale e che in tempi diversi mi é piaciuto usare per allestire spazi dove lavorare e vivere.
1 – DOGE – Grande tavolo dal piano di cristallo e dalla struttura di acciaio da ammirare attraverso la lastra trasparente. Dettagli curati in modo maniacale, viti brunite, distanziatori in ottone.
2 – CAMPO D’ORO – Il tavolo trasformista disegnato da Paolo Pallucco e Mireille Rivier per De Padova. Molto più di un tavolo, l’ho messo nello show–room di Nanis a Miami per una sala riunioni che si trasforma.
3 – TOIO – Una bella lampada del 1962 fatta col fanale di un’automobile e una canna da pesca. L’idea non poteva che essere di Achille Castiglioni il precursore di tutti i “recuperanti”.
4 – ZIBALDONE – Libreria con vetrate scorrevoli a saliscendi. Disegnata nel 1976 da Carlo Scarpa è prodotta da Bernini. Un piccolo gioiello come ogni pezzo disegnato dal grande architetto veneziano.
5 – LE BAMBOLE – Il divano icona degli anni ’60 disegnato da Mario Bellini per B&B Italia – Celebre la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani richiamato nel 2007 per promuovere la nuova edizione.
6 – MAGRITTA – La poltrona scultura di Sebastian Matta, per stupire e trasformare qualsiasi casa. Tanti anni fa stava all’ingresso del mio studio con quel picciolo malizioso!
7 – TRIPOLINA – Quando il design non ha un nome. Compare all’inizio del secolo alla Fiera di St. Louis. Prodotta in un’infinità di versioni, quella più elegante è di Citterio.
8 – CACTUS – Un’icona di Gufram, l’azienda che ha inventato i “multipli” – disegnato da Guido Drocco & Franco Mello nel 1972. Un altro oggetto di culto da infilare dappertutto!
9 – ZIGZAG – La sedia disegnata da Rietveld nel ’34 e rieditata nel ’73 da Cassina – In ciliegio e adesso anche in tantissimi colori. Un segno, una scultura, un mistero della statica.
10 – COMPONIBILI – Disegnati più di trent’anni fa da Anna Castelli Ferrieri i Componibili sono contenitori di plastica lucida ad elementi sovrapponibili a colonna. In versione rotonda e quadrata, coloratissimi ora anche in finitura silver. Spartani, semplici, indistruttibili e… belli, hanno arredato il mio primo bagno.
Ecco, solo oggetti, nulla di più… ma divertenti, fatti bene e con qualche bella idea dentro.
Alla prossima! Altri 10 pezzi d’autore da giocare per trasformare gli spazi!

Perché ci affezioniamo alle cose?

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Perché ci affezioniamo alle cose?
Il primo pezzo di design che mi sono comprato trent’anni fa é il tavolo su cui sto scrivendo. Grande, quadrato, nero, disegnato da Carlo Scarpa per Simon, è uno degli oggetti a cui sono rimasto ancora un po’ legato. Certe cose ci appagano esteticamente, ci accomunano a persone che stimiamo, danno un senso di appartenenza. Ricordano un pezzetto di vita, un momento particolare. Niente psicanalisi a buon mercato, mi piacciono le linee semplici su cui lasciar scorrere le dita e le scelte progettuali controcorrente. Le superfici liscie come i sassi del fiume.  Cose che per lo più mi sono state regalate. L’Arco di Castiglioni, con qualche botta e un filo svirgolo per i tanti traslochi e certo meno lucido di quelli che brillano nelle vetrine. Gli Imbuti di Caccia Dominioni, canne battute dal vento che ho fatto aggiustare un sacco di volte, eppure restano lampade da terra semplici ed eleganti.
Perché ci affezioniamo alle cose e continuiamo a cercarne di nuove? Immaginiamo tavoli dalle forme strane che si allungano e si possono smontare, invenzioni già realizzate chissà quante volte. Col passare del tempo, invecchiando, diventano oggetti che regalo volentieri, legami che diventano solo ricordi, slegati dalla necessitá del possesso. Lampade, poltrone, sedie, un tavolino ovale tutto d’oro con lunghe zampe di gallina,  oggetti con un posto preciso nella storia del design che hanno appagato a lungo la mia voglia di bellezza e che adesso, con uno striscio qui e un’ammaccatura lá, mi vien voglia di regalare ai miei figli.
Perché ci affezioniamo alle cose? Forse solo perchè certi oggetti ci assomigliano un po!

MOBILI IMMOBILI

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Non c’è niente di piú immobile dei mobili.
Gli arredi una volta messi in casa per lo piú restano lì immobili fino al prossimo trasloco.
Di gente come mia nonna che spostava tutto almeno una volta al mese non ce n’è tanta. Anche perchè non è facilissimo. I più non hanno il carisma di mia nonna che sapeva imporsi senza lasciare scampo e pochissimi hanno tavoli e armadi dotati di ruote. De Padova trent’anni fa aveva rieditato i mobili degli Shakers i puritani del Maine ormai famosi quasi soltanto per aver messo le ruote alle gambe dei tavoli.
E allora perchè non sfatare il mito? Perchè non far muovere i mobili? Esagerare, metterci motorini elettrici e sensori come ai mangiapolvere automatici e ai rasaerba in modo da trovare tutto in un altro posto la sera rientrando a casa. Perchè non far oscillare le librerie? Perchè solo il carrello portavivande può farsi un giro ogni tanto? Poi ci sono lampade e luci in movimento, tende oscillanti e tappeti volanti. C’è stato un periodo in cui mettevo le ruote quasi a tutto come gli Shakers. La soddisfazione maggiore me l’ha data un tavolino basso rotondo con tre grandi ruote che i miei figli facevano girare come una trottola. Belle anche le candele disegnate da Ingo Maurer che oscillano ancora la notte appese in giardino.
Designer di arredi e complementi raramente pensiamo al movimento.
Spostare i mobili di casa, degli uffici, dei negozi, dei ristoranti, delle sale riunioni e ricombinarli in modi sorprendenti è di sicuro un gioco divertente ma molto spesso è la soluzione a piccoli e grandi problemi di spazio, di disposizioni che in un modo possono esaltare la funzionalità di certi pezzi e in un altro ne mettono in evidenza la presenza scenica o più prosaicamente ci fanno guadagnare un po’ di spazio.
E allora largo ai mobili che si trasformano, si allungano, si piegano e si scompongono, si illuminano, ondeggiano, ruotano, si avvitano e si capovolgono. Divani che si spogliano e che si frantumano per ricomporsi in altre forme e altri colori. Che bello il tavolo Campo D’oro di Paolo Pallucco e Mireille Rivier per De Padova, un trapezio allungatissimo che diventa un quadrato o mille forme spezzate unite da cerniere per altre infinite trasformazioni.
Giochiamo a spostare i mobili, mettiamoli in relazioni diverse, mostriamone aspetti prima nascosti, faciamoli ondeggiare, cambiamo il mondo! Almeno quello piccolo in cui viviamo ogni giorno.
Basta con i mobili immobili! Mandatemi immagini di mobili in movimento!

Ci vediamo a Milano la settimana prossima al Salone del Mobile.
Meglio ancora al Fuorisalone! In giro per la città, dove tutto è in movimento!

See you

Le linguette delle lattine parlano.

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Le linguette delle lattine le ho viste ieri in fiera a Milano al Mipel. Dopo aver incontrato tanti splendidi imprenditori, creatori dell’Italian Style mi sono imbattuto in alcuni oggetti dal design curioso che raccontavano una storia magica. Allo stand della DALALEO, c’erano borse di tante forme, gioielli e accessori moda tutti realizzati con le linguette in alluminio delle lattine. Oggetti bellissimi! Che non hanno più nulla a che fare col materiale grezzo di partenza, che non ricordano certo la spazzatura! Le linguette delle lattine parlano della storia di Luisa Leonardi Scomazzoni che tutti conoscono come la Leo. Una storia fatta di voglia di esprimersi, di viaggiare, di conoscere, di voglia di cambiare. Una storia fortunata fatta di spirito imprenditoriale, generosità e intelligenza. La Leo racconta sul sito della sua azienda del percorso che l’ha portata a fondare DALALEO. Da neofita del mondo del design e della moda alla realizzazione di collezioni che trasformano in un meraviglioso scambio solidale l’artigianato povero del nord-est del Brasile. Povero per materiali ma ricchissimo di manualità e sapienza costruttiva. Una storia così bella che non mi sento di riassumere oltre, prendendo in mano gli oggetti pensati dalla Leo si sente che le linguette delle lattine parlano, andate a leggerla direttamente sul suo sito. 

www.dalaleo.it

 

A forma di cuore

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A San Valentino impazzano i cuori! Anelli a forma di cuore, cioccolatini, piatti, mutande, occhiali, divani, cuscini, lampade, tutto a forma di cuore, soprattutto tante boule dell’acqua calda.
Una forma che col cuore, quello vero, sembra averci proprio poco a che fare. Una forma che non si sa bene da dove venga così le ipotesi impazzano come i cuori. Molti ne accreditano la forma all’analogia con profili di parti anatomiche femminili al centro dell’eros come seni, fondoschiena e monte di venere. Altri dal seme di Silfio, una pianta ora estinta che pare avesse poteri anticoncezionali, e ancora da geroglifici egizi e da simboli tantrici, insomma ognuno può pensarla come vuole.
Di certo c’è solo che di oggetti a forma di cuore siamo invasi tutto il tempo dell’anno e a San Valentino ovviamente ancora di più. Cuori che tante imprese e tanti negozianti immaginano a forma di portafogli sperando che i sentimenti si trasformino in impulsi d’acquisto e i loro cuori in vetrina diventino il centro d’ attrazione di tanti animi teneri.
Purtroppo, se è verissimo che le emozioni hanno parecchio a che vedere con i nostri acquisti, non è altrettanto certo che questi oggetti a forma di cuore diano sempre il via alle emozioni giuste. Infatti di fronte a un cuscino cuoriforme c’è chi si scioglie in dolci languori e chi no. Fatte le debite proporzioni direi che i secondi, quelli che aborriscono i cuori, siano in maggioranza. Però quelli che li amano alla follia sono così determinati che da soli tengono in piedi un mercato. Nel dubbio chiedere a “cuoricina” tanto per citare una fanatica a caso.
E’ certamente vero che un gioiello o un cioccolatino a forma di cuore hanno un senso mentre un ombrello o delle ciabatte meno. Direi proprio che la tipologia del prodotto fa la differenza. Gli oggetti che hanno a che fare con la persona in senso fisico, con i sensi e la comunicazione, hanno più probabilità di altri, una volta prese le sembianze di un cuore, di avere un certo successo commerciale. Un’ultima riflessione, ci sono oggetti a forma di cuore proprio brutti mentre invece  ce ne sono alcuni che attraggono anche un pubblico che non ama particolarmente la forma. Perciò trastullandoci con questo simbolo consumato e abusato dovremmo provare ad innovare introducendo un pizzico d’ironia e di creatività. Magari togliendo un bel po’ di zucchero, quel che basta ad evitare la carie e le malattie del cuore!

E’ morto Piero Busnelli uno dei padri del design italiano.

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Sabato scorso è morto Piero Busnelli il fondatore di B&B Italia.

Rendendogli omaggio come a uno dei massimi interpreti del design italiano ne approfitto per esprimere ancora una volta quant’è importante il ruolo dell’imprenditore nello sviluppo e nella ricerca intorno al prodotto di “design”.
Piero Busnelli dal divano “coronado” del ’66 realizzato con Afra e Tobia Scarpa al successivo “lombrico” con Marco Zanuso e “le bambole” con Mario Bellini nel ‘ 72, ha accolto nella sua azienda tanti dei più prestigiosi designer italiani  o che sarebbero poi diventati italiani d’adozione.  Al fianco di Antonio Citterio, Patricia Urquiola,  Zaha Hadid,  Gaetano Pesce, Paolo Piva e tanti altri Pietro Busnelli ha lasciato un segno forte nella storia dell’arredo d’autore.
E’ un’esperienza fantastica quando incontro un imprenditore che si prende un po’ di tempo per ascoltarmi e mi racconta le sue idee. Quando mi offre il suo spazio e il suo tempo e si entusiasma e si diverte a dar vita a qualcosa di nuovo.
Certo Piero Busnelli era unico, ne fa un bello schizzo Lina Sotis in queste poche righe sul Corriere di parecchi anni fa in un articolo dal titolo illuminante “Pierino, l’ ultimo della classe e’ diventato miliardario”.
Quanti Pierini qui intorno a me ci mettono una passione infinita a far crescere la loro azienda, e mi accolgono, e raccontano e ascoltano…
L’immagine è tratta dalla home page di B&B Italia.
www.bebitalia.com

IL design in TV

La_EFFE_DESIGNIl design in TV?! Chi può fa bene a dargli un’occhiata!
Tra i programmi pop di La Effe la tv di feltrinelli  dal lunedì al venerdì alle 17,40 “DESIGN, oggetti del desiderio”. Bravi quelli di La Effe che ci raccontano il design, peccato che l’orario non sia proprio dei migliori.
Come scrivono nella presentazione al centro del programma ci sono i “Protagonisti indiscussi degli ultimi decenni, hanno fatto la storia diventando status symbol imprescindibili e universalmente riconosciuti. Chi sono? Gli oggetti più desiderati di tutti i tempi!” Si parla di storia del design e viene spontanea una domanda: è ancora possibile creare un oggetto kult come quelli raccontati da la Effe?! Mi sembra che il “design”  inteso come affermazione delle valenze estetiche nei progetti della produzione industriale  si stia progressivamente dilatando investendo tutto il mondo produttivo. Fortunatamente gli oggetti belli oltre che funzionali sono diventati la regola. Quando però la ricerca estetica travolge le abitudini allora anche in questi tempi affollati si affermano nuovi oggetti che invadono l’immaginario collettivo. Dall’iphone al ventilatore senza pale della Dyson, dai “Google Glass” alla “lucetta” per la bicicletta, oggetti magari ancora sconosciuti ai più e che diventeranno famosi domani.  Evviva! Nessuna azienda può più permettersi di ignorare la forza commerciale della bellezza. Una forza che non solo aiuta a vendere ma cambia in meglio il nostro mondo. Un mondo che mettendo al centro della produzione il progetto vedrà nascere prodotti non solo più belli ma anche sempre più funzionali, ecologici, ergonomici ed economici.

 

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