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PAROLE PERICOLOSE

PAROLE-PERICOLOSE

 

Quando scriviamo della nostra azienda e del nostro lavoro sulle brochure e sui cataloghi che diamo alla stampa e ancora di più sul nostro sito internet e sui profili social usiamo troppo spesso un linguaggio poco preciso. Alludiamo a una cosa e senza accorgercene ne diciamo un’altra. Così facendo indeboliamo la nostra immagine. Capita scrivendo senza consapevolezza di quello che stiamo dicendo di  raccontare prodotti e lavori che a ben guardare non sembrano i nostri.

Ci sono parole intorno alle quali giochiamo la fortuna della nostra attività, parole pericolose, da usare con le pinze.
Le due paroline più bastarde che mi vengono in mente sono MODA e LUSSO.
A queste se ne possono aggiungere tante altre. Ognuno, nel proprio settore, avrá le sue.

MODA e LUSSO
Parole che spesso vengono accomunate sebbene  in realtà esprimano tipologie di prodotti con caratteristiche lontanissime tra di loro. La variabile tempo discrimina i due termini in modo radicale ponendoli agli opposti.

La MODA per sua stessa definizione è ciclica.
Gli anni e le stagioni scandiscono il mutare dei gusti, delle mode appunto. Un oggetto di culto oggi, domani non lo sarà più, sarà passato di moda.
Il LUSSO invece cristallizza il tempo.
Il passare del tempo si sedimenta sull’oggetto aumentandone il valore. Gli oggetti di lusso sono realizzati con materiali di difficile reperibilità, da mani esperte che hanno impiegato una vita per apprendere ed affinare le tecniche per lavorare quei materiali, spesso appropriandosi del sapere di generazioni di maestri.
Nella MODA gli oggetti perdono di valore e vengono rimpiazzati da altri, nel LUSSO gli oggetti acquistano maggior valore col passare del tempo.
La MODA, quella che noi immaginiamo comunemente, è la giostra infinita delle collezioni che ogni stagione si muovono dalle passerelle ai manichini dei negozi. Nella moda per quanto raffinata e costosa non c’è LUSSO. IL LUSSO è senza tempo. Un divano alla moda potrà essere realizzato di materiali costosi ma la sua stessa produzione industriale esclude che possa definirsi oggetto di LUSSO.
La moda mira alla massima diffusione possibile. Anche quando si rivolge alle élite cerca di declinarsi verso il pubblico piú ampio possibile.
Il lusso per definizione è elitario e mira ad una clientela molto ristretta e selezionata.
Va da sé che gran parte di quelli che chiamiamo oggetti di LUSSO sono in realtà soltanto un po’ cari.
Sembrano quisquiglie lessicali, pinzillacchere da azzeccagarbugli ma in realtà cominciando a mescolare i significati di MODA e LUSSO si perdono i riferimenti per definire il proprio lavoro e diventa un gran casino comunicarlo.
Il più delle volte gli oggetti che definiamo di MODA e/o di LUSSO non appartengono a nessuna delle due categorie, raramente sono di moda e quasi mai di LUSSO.
Il danno maggiore che ci fa questo fraintendimento è quello di collocare la nostra produzione lontanissimo dal suo target, di comunicarla ad un pubblico disinteressato, o addirittura di usare un linguaggio che disorienta e allontana anche quella clientela che potrebbe essere interessata all’acquisto.

Nel tuo lavoro quali sono le parole magiche e quelle che invece sembrano farfalle ma sibilano come sassi?
Quali parole tra quelle che usi abitualmente per descrivere i tuoi prodotti potrebbero essere fraintese anche in modo pericoloso per le tue vendite? 

 

 

 

La perfezione stupida

L’ho già detto tante volte, ma lo ripeto.

Cercare la perfezione nell’uso dei materiali naturali é un atteggiamento stupido due volte. É stupido perché ci costringe a mettere in atto lavorazioni difficili e costose per eliminare le presunte imperfezioni ed é ancora più stupido proprio perché ci fa cancellare quelle imperfezioni che sono l’essenza stessa di quei materiali.

La ricchezza di tutti i materiali naturali sta proprio nelle loro imperfezioni. Li rende unici e interessanti e ciascuno regala esperienze diverse.

Ogni pezzo di legno é diverso da un altro. Ogni sasso, ogni pietra é diversa dalle altre. Ogni filo di lana, ogni tessuto naturale ha caratteristiche diverse, ogni foglio di carta naturale ha una trama diversa. Tutte le terracotte e le ceramiche hanno mille piccoli segni che le differenziano dalle altre.

La stragrande maggioranza delle aziende lavora sodo e senza risparmio di capitali per cancellare le caratteristiche più pregevoli dei materiali che usa. Si cerca di lisciare, cancellare, stirare, decolorare… provando con mille difficoltà e risultati spesso controversi ad uniformare tutto.

Esaltiamo le imperfezioni dei nostri materiali naturali.
Descriviamo l’infinita varietà delle lavorazioni che effettuiamo per coglierne l’essenza. Facciamo capire al nostro pubblico come quelli che spesso considera difetti sono invece dettagli che arricchiscono ogni oggetto e lo trasformano in un pezzo unico.

Raccontiamo i dettagli, le  bellissime imperfezioni delle nostre creazioni.

LA BELLEZZA, il palcoscenico perfetto della natura

LA-BELLEZZA

 

Ho trascorso gli ultimi due giorni nella foresta del Cansilio a camminare da solo per i boschi. Il telefono non prendeva, nessuna connessione, benedetta Wind. I boschi di faggi completamente privi di sottobosco sono di una bellezza da togliere il fiato. Ordinati, puliti, profumati, con le piante che escono da un tappeto omogeneo di foglie color bronzo. Per l’ennesima volta la natura mi é sembrata il palcoscenico perfetto per l’uomo. Perché l’uomo ci cammini e basta come stavo facendo io, oppure perché ci costruisca le sue opere lasciandosi ispirare dalla pagina incredibile su cui può disegnare. Percorsi, città, abitazioni, sculture, segni, scenografie.

E invece non siamo capaci.

Non sappiamo cosa sia la semplicità, l’essenza. Non sappiamo cosa sia la forza, la violenza, il coraggio… perché sono ridicole le nostre casine che disseminiamo dappertutto nonostante leggi e leggine che servono solo a costringerci a far peggio come non fossimo già capaci da soli.

Non sappiamo cosa sia lo spazio vuoto.

Non sappiamo che una scatola di vetro può essere già troppo. Che un muro di cemento alto fino in cielo può non essere abbastanza. Che una cittá dovrebbe essere articolata e compatta come il corpo di un animale. Per questo una cittá non può crescere a dismisura.

Non ce ne frega niente che tutto quello che tiriamo su finisca per comporre il paesaggio di tutti.

Dobbiamo tornare a cercare la bellezza. A comporre il disordine, ad approfittare del caos per lasciare anche un segno soltanto che valga la pena ricordare.

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