fbpx

10 pezzi d’autore

10-pezzi-d'autore_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mentre le ultimissime novitá del Salone del Mobile si sfuocano e cercano un posto nella memoria mi viene ancora voglia di raccontare 10 pezzi d’autore che hanno fatto la storia del del design internazionale e che in tempi diversi mi é piaciuto usare per allestire spazi dove lavorare e vivere.
1 – DOGE – Grande tavolo dal piano di cristallo e dalla struttura di acciaio da ammirare attraverso la lastra trasparente. Dettagli curati in modo maniacale, viti brunite, distanziatori in ottone.
2 – CAMPO D’ORO – Il tavolo trasformista disegnato da Paolo Pallucco e Mireille Rivier per De Padova. Molto più di un tavolo, l’ho messo nello show–room di Nanis a Miami per una sala riunioni che si trasforma.
3 – TOIO – Una bella lampada del 1962 fatta col fanale di un’automobile e una canna da pesca. L’idea non poteva che essere di Achille Castiglioni il precursore di tutti i “recuperanti”.
4 – ZIBALDONE – Libreria con vetrate scorrevoli a saliscendi. Disegnata nel 1976 da Carlo Scarpa è prodotta da Bernini. Un piccolo gioiello come ogni pezzo disegnato dal grande architetto veneziano.
5 – LE BAMBOLE – Il divano icona degli anni ’60 disegnato da Mario Bellini per B&B Italia – Celebre la campagna pubblicitaria di Oliviero Toscani richiamato nel 2007 per promuovere la nuova edizione.
6 – MAGRITTA – La poltrona scultura di Sebastian Matta, per stupire e trasformare qualsiasi casa. Tanti anni fa stava all’ingresso del mio studio con quel picciolo malizioso!
7 – TRIPOLINA – Quando il design non ha un nome. Compare all’inizio del secolo alla Fiera di St. Louis. Prodotta in un’infinità di versioni, quella più elegante è di Citterio.
8 – CACTUS – Un’icona di Gufram, l’azienda che ha inventato i “multipli” – disegnato da Guido Drocco & Franco Mello nel 1972. Un altro oggetto di culto da infilare dappertutto!
9 – ZIGZAG – La sedia disegnata da Rietveld nel ’34 e rieditata nel ’73 da Cassina – In ciliegio e adesso anche in tantissimi colori. Un segno, una scultura, un mistero della statica.
10 – COMPONIBILI – Disegnati più di trent’anni fa da Anna Castelli Ferrieri i Componibili sono contenitori di plastica lucida ad elementi sovrapponibili a colonna. In versione rotonda e quadrata, coloratissimi ora anche in finitura silver. Spartani, semplici, indistruttibili e… belli, hanno arredato il mio primo bagno.
Ecco, solo oggetti, nulla di più… ma divertenti, fatti bene e con qualche bella idea dentro.
Alla prossima! Altri 10 pezzi d’autore da giocare per trasformare gli spazi!

Creatività e semplicità

creatività-e-semplicità_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Creatività e semplicità sono valori assoluti!
Non esiste nessuna motivazione per presentare in modo complesso cose che possono essere semplici.
Invece esistono un sacco di persone che adorano la complessità. A tutti noi verranno in mente politici, insegnanti e , non ultimi tanti uomini d’impresa  e addirittura giornalisti con un posto d’onore all’UCAS – Ufficio Complicazione Affari Semplici – persone che si sentono superiori fingendo di capire quello che gli altri non sono in grado di capire. Gente che ha bisogno della complessità per mantenere il suo ruolo.
Intendiamoci, la semplicità non è facile. Esistono cose, concetti, attività veramente complesse e per riuscire a spiegarle con semplicità bisogna davvero conoscerle molto bene. Scrivere in modo semplice, ad esempio, è molto più difficile che infilare uno dietro l’altro una serie di paroloni incomprensibili per fingere di essere molto colti.
Spesso è difficile risolvere alcuni problemi o pervenire a risultati creativi soddisfacenti usando semplicemente la logica. A volte è indispensabile fare uno scarto, abbandonare la linea retta caratteristica del pensiero logico ed usare il pensiero laterale. Uscire da schemi prefissati ed allargare la propria visuale.
Precursore, studioso e divulgatore con tanti saggi intorno al concetto di “semplicità” e creatore della definizione “pensiero laterale” è Edward de Bono, il più importante ricercatore sul pensiero creativo.
Dopo la pubblicazione nel 1985 di “Sei cappelli per pensare” nel 1991 De Bono ha fondato la De Bono Thinking Systems, una vera e propria scuola per insegnare a pensare.
Creatività e semplicità, a saperli usare senza banalizzarne il significato, sono strumenti insuperabili di crescita individuale e aiutano più di ogni altra cosa  a far crescere la produttività e ad affermare l’immagine di aziende grandi e piccole.
Alla fine mettiamo in gioco la nostra voglia di creatività e semplicità con un esercizio semplice che necessita di un po’ di pensiero laterale.
Lo schema rigido a 9 punti dell’immagine qui sopra sta alla base di uno dei giochi più utilizzati per esemplificare la potenza del pensiero laterale e la necessità di porsi davanti alle questioni con la mente sgombra da reticoli preconfezionati. Se l’avete già fatto vi farà sorridere e vi servirà solo da promemoria, altrimenti prendete un foglio di carta disegnate i nove punti e provate ad unirli con 4 linee rette continue, senza mai staccare la penna dal foglio.
E’ facile… basta uscire dagli schemi.

 

Perché ci affezioniamo alle cose?

tavolino-traccia_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Perché ci affezioniamo alle cose?
Il primo pezzo di design che mi sono comprato trent’anni fa é il tavolo su cui sto scrivendo. Grande, quadrato, nero, disegnato da Carlo Scarpa per Simon, è uno degli oggetti a cui sono rimasto ancora un po’ legato. Certe cose ci appagano esteticamente, ci accomunano a persone che stimiamo, danno un senso di appartenenza. Ricordano un pezzetto di vita, un momento particolare. Niente psicanalisi a buon mercato, mi piacciono le linee semplici su cui lasciar scorrere le dita e le scelte progettuali controcorrente. Le superfici liscie come i sassi del fiume.  Cose che per lo più mi sono state regalate. L’Arco di Castiglioni, con qualche botta e un filo svirgolo per i tanti traslochi e certo meno lucido di quelli che brillano nelle vetrine. Gli Imbuti di Caccia Dominioni, canne battute dal vento che ho fatto aggiustare un sacco di volte, eppure restano lampade da terra semplici ed eleganti.
Perché ci affezioniamo alle cose e continuiamo a cercarne di nuove? Immaginiamo tavoli dalle forme strane che si allungano e si possono smontare, invenzioni già realizzate chissà quante volte. Col passare del tempo, invecchiando, diventano oggetti che regalo volentieri, legami che diventano solo ricordi, slegati dalla necessitá del possesso. Lampade, poltrone, sedie, un tavolino ovale tutto d’oro con lunghe zampe di gallina,  oggetti con un posto preciso nella storia del design che hanno appagato a lungo la mia voglia di bellezza e che adesso, con uno striscio qui e un’ammaccatura lá, mi vien voglia di regalare ai miei figli.
Perché ci affezioniamo alle cose? Forse solo perchè certi oggetti ci assomigliano un po!

MOBILI IMMOBILI

mobili-immobili_b_634

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Non c’è niente di piú immobile dei mobili.
Gli arredi una volta messi in casa per lo piú restano lì immobili fino al prossimo trasloco.
Di gente come mia nonna che spostava tutto almeno una volta al mese non ce n’è tanta. Anche perchè non è facilissimo. I più non hanno il carisma di mia nonna che sapeva imporsi senza lasciare scampo e pochissimi hanno tavoli e armadi dotati di ruote. De Padova trent’anni fa aveva rieditato i mobili degli Shakers i puritani del Maine ormai famosi quasi soltanto per aver messo le ruote alle gambe dei tavoli.
E allora perchè non sfatare il mito? Perchè non far muovere i mobili? Esagerare, metterci motorini elettrici e sensori come ai mangiapolvere automatici e ai rasaerba in modo da trovare tutto in un altro posto la sera rientrando a casa. Perchè non far oscillare le librerie? Perchè solo il carrello portavivande può farsi un giro ogni tanto? Poi ci sono lampade e luci in movimento, tende oscillanti e tappeti volanti. C’è stato un periodo in cui mettevo le ruote quasi a tutto come gli Shakers. La soddisfazione maggiore me l’ha data un tavolino basso rotondo con tre grandi ruote che i miei figli facevano girare come una trottola. Belle anche le candele disegnate da Ingo Maurer che oscillano ancora la notte appese in giardino.
Designer di arredi e complementi raramente pensiamo al movimento.
Spostare i mobili di casa, degli uffici, dei negozi, dei ristoranti, delle sale riunioni e ricombinarli in modi sorprendenti è di sicuro un gioco divertente ma molto spesso è la soluzione a piccoli e grandi problemi di spazio, di disposizioni che in un modo possono esaltare la funzionalità di certi pezzi e in un altro ne mettono in evidenza la presenza scenica o più prosaicamente ci fanno guadagnare un po’ di spazio.
E allora largo ai mobili che si trasformano, si allungano, si piegano e si scompongono, si illuminano, ondeggiano, ruotano, si avvitano e si capovolgono. Divani che si spogliano e che si frantumano per ricomporsi in altre forme e altri colori. Che bello il tavolo Campo D’oro di Paolo Pallucco e Mireille Rivier per De Padova, un trapezio allungatissimo che diventa un quadrato o mille forme spezzate unite da cerniere per altre infinite trasformazioni.
Giochiamo a spostare i mobili, mettiamoli in relazioni diverse, mostriamone aspetti prima nascosti, faciamoli ondeggiare, cambiamo il mondo! Almeno quello piccolo in cui viviamo ogni giorno.
Basta con i mobili immobili! Mandatemi immagini di mobili in movimento!

Ci vediamo a Milano la settimana prossima al Salone del Mobile.
Meglio ancora al Fuorisalone! In giro per la città, dove tutto è in movimento!

See you

× Contattami