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Lo spazio della creatività

lo spazio della creatività
La creatività ha a che fare con le nostre capacità di percezione. Non c’è dubbio che intarsiare con bassorilievi la capocchia di uno spillo o dipingere murales lunghi chilometri comporti approcci diversi. Oltre le estremizzazioni, capita spesso nell’industrial design di dover fare i conti con la necessità di dare forma all’estremamente piccolo, meno di sovente a spazi enormi. Ma qual è il campo dimensionale della creatività artistica? Adottando i metodi di misura convenzionali in uso nell’ambito delle discipline scientifiche si può affermare che la visione umana dello spazio può misurare 46 ordini di grandezza dalla 25° potenza alla -16° potenza di 10. I campi disciplinari della conoscenza umana possono dunque essere definiti alle diverse scale di grandezza:

  • Lo spazio dell’astronomia: ordine di grandezza dei parsec, anni luce e kilometri
  • Lo spazio della geografia: ordine di grandezza dei kilometri e metri
  • Lo spazio della biologia: ordine di grandezza dei metri, centimetri e millimetri
  • Lo spazio dell’istologia: ordine di grandezza dei millimetri e micron
  • Lo spazio della citologia: ordine di grandezza dei micron
  • Lo spazio della biologia molecolare e della chimica: ordine di grandezza degli angstrom
  • Lo spazio della fisica delle particelle: ordine di grandezza degli angstrom, picometri e fermi

L’ordine di grandezza degli spazi investiti dalla disciplina dell’architettura, del design e delle arti figurative in genere si colloca nello spazio ristretto tra il campo della geografia e quello della biologia. Provando ad esercitare le tecniche creative, un po’ tutte, ci si accorgerà che tanto più ampia sarà la nostra libertà di agire creativamente quanto più lo spazio sarà immediatamente fruibile dai nostri sensi e quindi ergonomicamente a portata di mani e occhi, senza dover far uso di protesi come lenti, binocoli o microscopi, mezzi di trasporto, scale o altro. Qualche volta si pretende di applicare a scale infinitesimali le stesse tecniche creative che investono la progettazione di oggetti molto più grandi. Disegnare le lancette di un orologio analogico da polso permetterà una libertà creativa molto inferiore a quella esprimibile nel dar forma ad una sedia. Aumentando a dismisura gli spazi vedremo che, anche se per motivi opposti, ci troveremo di fronte allo stesso tipo di difficoltà. Per rendercene conto basterà osservare l’assenza di complessità (affollamento di segni) delle opere riconducibili alla landscape art. Se per esempio prendiamo una delle opere di Christo e Jeanne–Claude del 1983, le undici isole situate a Biscayne Bay, Greater Miami, circondate da migliaia di metri quadrati di polipropilene rosa, saremo abbagliati dalla forza del segno (guardandole da un velivolo) ma altrettanto dalla sua assoluta semplicità.

www.christojeanneclaude.net

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